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Due anni dalla dichiarazione di emergenza climatica, e nulla è cambiato

Riguardo al suo futuro Parma rischia grosso. Agli impatti crescenti del cambiamento climatico si assomma l’inazione di un’Amministrazione che non si sa se definire indifferente o distratta, se non semplicemente inadeguata.

ph: Rolando Cervi

Il campionario delle inadeguatezze ha ormai superato il limite e a nasconderle non basteranno le risposte propagandistiche e derisorie che il Sindaco spesso rivolge alla parte più responsabile e attiva della cittadinanza di cui, come Reti e Associazioni del terzo settore, siamo orgogliosi di far parte.

Il 22 luglio 2019 l’amministrazione ha dichiarato lo “Stato di Emergenza Climatica e Ambientale”, impegnandosi a predisporre entro sei mesi un piano urgente e credibile su emissioni ed energie rinnovabili, capace di incidere nella pianificazione urbana, sugli edifici, sul verde, sulla mobilità.

Non solo, sempre sullo stesso atto di due anni fa, il Comune si è impegnato a predisporre entro sei mesi un Piano di Adattamento locale agli effetti del riscaldamento globale per ridurre gli effetti negativi su popolazione e sistemi produttivi.

È il momento della verità.  Sei mesi sono sei mesi e non due anni, un Piano è un Piano e non un elenco di buoni propositi, le parole “urgente e credibile” hanno il loro significato. Il Piano di Adattamento è uno specifico strumento territoriale, di cui la vicina Bologna offre un esempio, avendolo approvato fin dal 2015.

Le forti carenze dell’Amministrazione sulla pianificazione delle azioni di adattamento, vale a dire di riduzione degli effetti del cambiamento climatico, è del resto attestata dall’Europa, visto che la recente candidatura di Parma a Capitale Verde Europea 2022 è fallita mancando dei requisiti richiesti.

Il riscatto dell’Esecutivo comunale poteva venire dal Piano Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC) che, per impegno preso con L’Europa, poteva disporre di due anni per la sua formazione e che invece è stato realizzato in tutta fretta per essere approvato a scadenza nel maggio 2021.

Il PAESC appena approvato non contiene nulla di quanto richiederebbero i termini Piano e Azione. Occorrerebbe infatti che, a seguito della valutazione dei rischi, fossero descritti gli interventi di mitigazione e adattamento con una precisa indicazione della loro distribuzione sul territorio e una chiara individuazione delle priorità e delle risorse necessarie per realizzarli.

A fronte degli impatti che i fattori di pressione esercitano su ambiente, economia e società il PAESC di Parma fornisce risposte del tutto generiche, senza mostrare significativi avanzamenti nella mappatura territoriale dei livelli di rischio e senza concretizzare significative azioni di adattamento.

Il PAESC che dovrebbe guidare e trainare il resto della pianificazione territoriale, quale ad esempio il PUG, Piano Urbanistico Generale (anche questo in via di elaborazione a pochi mesi dal termine del mandato amministrativo), resta solo un elenco di buoni propositi, come ciascuno può verificare scorrendo le “schede di azione” del Piano in cui sta scritto che “occorre accelerare la realizzazione di interventi.., favorire interventi..” e che “l’Amministrazione comunale intende promuovere.., potrà favorire il dialogo..”.

E poco importa che nel dicembre 2020 il Comune abbia siglato un accordo di programma, noto come “Alleanza Carbonica”, di cui si fa solo frettoloso cenno nella narrativa del PAESC, accordo partecipato da Regione, Provincia e altri soggetti pubblici e privati, che l’impegna al raggiungimento della neutralità carbonica del territorio provinciale entro il 2030. Una sfida in realtà gigantesca che richiederebbe una programmazione e pianificazione strategica molto complessa ed il raggiungimento di obiettivi specifici di breve, medio e lungo periodo da parte di tutti gli attori coinvolti.

I colpevoli ritardi del Comune di Parma in materia di gestione del cambiamento climatico provocano enormi danni alla nostra comunità, che non si limitano alla mancata pianificazione e programmazione. L’amministrazione prosegue infatti in una politica di sistematica mancata consultazione dei cittadini, anche quando essi si rendono disponibili al dialogo e alla condivisione di competenze, come si sta vedendo nel caso del “restyling” dello stadio Tardini, o nella promozione di progetti che si muovono nella direzione opposta a quella proclamata e necessaria, con il supporto ad opere quali l’aeroporto cargo o la TiBre Autostradale. 

E dire che l’impegno sottoscritto aderendo al “Patto dei Sindaci” obbliga il Comune a coinvolgere e sviluppare un’intensa collaborazione tra tutti i soggetti interessati:

1. cittadini, per creare una maggiore sensibilizzazione ed un sano dibattito pubblico;

2. mondo accademico e degli istituti di ricerca per sviluppare e migliorare la base di conoscenze e progettazioni ed essere consapevoli delle migliori pratiche internazionali;

3. professionisti come urbanisti, paesaggisti, ecc;

4. settore privato, per i meccanismi finanziari, il supporto nel creare soluzioni sostenibili anche sul piano economico ecc.

Sotto questo profilo non è un eccesso parlare di fallimento del modo in cui Parma è attualmente amministrata. Non si possono affrontare le grandi sfide senza coinvolgere i cittadini e neppure rimandare le relative decisioni. Se si vuole che le scelte di mitigazione e adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici siano efficaci occorre un impegno vero e intenso per dar corso a processi partecipativi di coinvolgimento della cittadinanza e di tutti i soggetti interessati.

Prof. Renzo Valloni

Arch. Umberto Rovaldi

ADA Ass. Donne Ambientaliste

Legambiente Parma

Lipu Parma

Manifattura Urbana

Manifesto San Leonardo

Parma Sostenibile

WWF Parma

Pubblicità

IL LUPO IN PIANURA, UNA CONVIVENZA POSSIBILE

MARTEDI 29 DICEMBRE h 20,30, incontro ON LINE

Segui l’incontro a questo link ZOOM oppure LIVE su Facebook sulla pagina WWF Parma

Il ritorno del lupo in pianura ti entusiasma? Oppure ti inquieta? Credi che sia un problema da risolvere o un’opportunità da non perdere? Per farsi un’idea, è fondamentale partire da una conoscenza del fenomeno che si basi sulle conoscenze scientifiche, e non su speculazioni politiche o mistificazioni mediatiche.

Ecco perchè abbiamo deciso di parlarne con due tra i maggiori esperti italiani di lupi:

MARCO GALAVERNI Direttore Scientifico del WWF Italia

LUIGI MOLINARI Wolf Apennine Center

condurrà l’incontro ROLANDO CERVI Presidente WWF Parma

Domenica 29 Maggio, Giornata delle Oasi

 

Giornata-delle-Oasi-panorama

Domenica 29 maggio, in occasione della Giornata delle Oasi, il WWF organizzerà diverse iniziative che coinvolgeranno grandi e piccini.

Saranno circa 100 le aree protette aperte al pubblico in tutta Italia, potrete visitarle gratuitamente e prender parte alle escursioni guidate. Sarà una bella occasione sia per avvicinarsi al WWF, che quest’anno celebra il 50º anniversario dalla sua istituzione, sia per  trascorrere una domenica diversa dal solito, a contatto con la natura ed in buona compagnia.

Potrete avvistare degli animali selvatici, fare bird watching e  tanto altro ancora….e  non mancherà un bel pic-nic all’aria aperta nel bellissimo paesaggio delle Oasi.

La Giornata delle Oasi a Parma

Qui a Parma la Giornata delle Oasi si svolgerà presso la Riserva Naturale Regionale e Oasi WWF dei Ghirardi, in località Pradelle di Porcigatone (Borgo Val di Taro, PR), tra querce secolari e prati fioriti.

Il programma prevede:

  • ore 10:00. Escursione guidata alla scoperta del bosco di querce con Nadia Piscina, guida GAE.
  • ore 13:00. Pausa pic-nic e libero accesso al percorso botanico della Riserva.
  •  ore 15:30. Sheepdog: i cani da pastore (Border Collie) di Roby Mangia al lavoro con il gregge.

Tutti gli eventi sono gratuiti.

Per l’escursione ricordate di indossare degli abiti comodi (scarpe da escursionismo, giacca impermeabile ecc…) e di portare con voi una scorta d’acqua.

Per info:

  • tel. 349 -7736093
  • email: oasighirardi@wwf.it    Ghirardi Oasi

Attacco di inaudita gravità di Paolo Pizzarotti a Michela Canova, Sindaca di Colorno

Nell’intervento di Paolo Pizzarotti sulla gazzetta di parma, per una volta in prima persona e non con l’abituale tecnica del ventriloquo, c’è tutta una visione della Democrazia e delle Istituzioni che spiega benissimo il momento di questo nostro povero Paese.

clicca per l’intervento di pizzarotti sulla gazzetta

Clicca per leggere come il piddì locale fingendo di difendere la Canova, coglie l’occasione per ribadire che 9 km di autostrada al prezzo di mezzo miliardo di euro sono indispensabili per la Crescita e lo Sviluppo (di chi?).

Il nostro COMUNICATO STAMPA:

WWF e Legambiente esprimono in un comunicato stampa piena solidarietà al sindaco di Colorno, Michela Canova, che secondo le due organizzazioni, sabato scorso è stata attaccata ed accusata di “ostruzionismo” dall’imprenditore Paolo Pizzarotti, con un intervento pubblicato sulle pagine della Gazzetta di Parma. Pizzarotti , tra le altre cose, scrive in merito alle posizioni del sindaco nel suo intervento: “Invece, a dispetto dei proclami, come quelli sopra riportati, alcuni amministratori locali continuano a fare ostruzionismo, ritardando gli adempimenti loro richiesti e opponendosi in tutte le sedi alla costruzione di quest’opera. Mi spiace constatare che tra i sindaci contrari alla realizzazione della Ti-Bre vi sia anche quello di Colorno, che ha ospitato lo scorso 13 ottobre l’assemblea dei sindaci e comitati contrari a questa opera, ha espresso voto contrario in Consiglio provinciale il 26 ottobre e ha aderito alla richiesta di cancellazione della infrastruttura presentata il mese scorso al ministro delle Infrastrutture. Ë anche a causa di questi atteggiamenti, contrari all’interesse delle comunità che rappresentano, che i cantieri non sono ancora stati aperti, malgrado l’aggiudicazione definitiva alla Impresa Pizzarotti & C. Spa risalga al 31 maggio 2013; al riguardo, alcune tabelle riepilogano il lungo iter burocratico affrontato a livello locale, che ad oggi non si è ancora concluso”.

“L’accusa – dichiarano WWF e Legambiente in un comunicato stampa – sarebbe di avere un’opinione contraria al progetto di autostrada Tirreno-Brennero e di averla manifestata nelle sedi preposte, esercitando il diritto-dovere di votare.

Mentre in troppe parti d’Italia assistiamo ormai quotidianamente a collusioni o vicinanze poco opportune tra poteri economici e poteri politici, per Pizzarotti è “contrario all’interesse delle comunità” il fatto di dare la parola ai cittadini, fare informazione e pretendere risposte precise nelle procedure di approvazione delle opere pubbliche. Per Pizzarotti è invece normale gestire contemporaneamente gli appalti, l’informazione, i rapporti con i Ministeri e, quando possibile, anche le scelte politiche di pianificazione territoriale delle comunità locali. Il rispetto di queste comunità da parte di Pizzarotti è così profondo, che il progetto autostradale, oltre a comportare vari impatti ambientali non compensati e costare un aumento dei pedaggi di Autocisa pari al 7,5% l’anno, imporrà una tangenziale di cui i comuni interessati, ed in particolare quello di Parma, hanno più volte chiesto lo stralcio, senza ottenerlo.

Come è già stato per altri sindaci ed amministratori coraggiosi – concludono le organizzazioni ambientaliste – anche questa volta WWF e Legambiente auspicano che le forze politiche (a partire dal Partito Democratico, di cui il sindaco è espressione) facciano sentire la propria voce in difesa dell’autonomia dei rappresentanti eletti dai cittadini, rispetto ai poteri economici”.

 

 

Sì alla ferrovia, no all’autostrada: i sindaci No-Tibre ricevuti al Ministero

Visualizzazione di Foto Ilaria Ghidini.jpgVisualizzazione di Foto Ilaria Ghidini.jpgFoto Ilaria Ghidini (1).jpg

I VIDEO DELLA MANIFESTAZIONE A ROMA

COMITATI CONTRO L’AUTOSTRADA TIRRENO BRENNERO IN CORTEO A ROMA
https://www.youtube.com/watch?v=FO1DQTsxI-Q

BERNARDI (SINDACO DI SISSA TRECASALI): AVANTI COL PROGETTO TIBRE, MA FERROVIARIO
https://www.youtube.com/watch?v=9Md-j671O0E

AUTOSTRADA TIRRENO BRENNERO, BORDO: TIBRE SI’ MA SU FERROVIA
https://www.youtube.com/watch?v=lnEJxat2i0s

Evitare che venga avviata la costruzione della bretella autostradale Tirreno-Brennero e concentrare le risorse disponibili sul completamento della ferrovia: è la proposta presentata questa mattina al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti da un gruppo di sindaci, insieme a comitati ed associazioni ambientaliste. All’incontro con il capo della segreteria tecnica, Maurizio Battini ed il capo della vigilanza sulle concessionarie autostradali, Mauro Coletta, hanno partecipato sindaci, consiglieri e consulenti dei Comuni di Parma, Sissa-Trecasali e Torre de’ Picenardi, in rappresentanza anche di altri sei Comuni (Mezzani, Colorno, San Secondo Parmense, Vescovato, Sabbioneta, Martignana di Po).

L’infrastruttura contestata avrebbe una lunghezza complessiva di 85 chilometri e collegherebbe l’Autostrada Parma-La Spezia A15 all’Autostrada del Brennero A22, ma al momento stanno per partire i lavori di realizzazione dei soli primi dieci chilometri, mentre gli altri 75 resterebbero non finanziati, così come il completamento del Ti-Bre ferroviario da La Spezia a Verona, solo in parte realizzato. Il primo lotto dell’autostrada avrebbe un forte impatto ambientale e sarebbe destinato a restare inutilizzato; per questo si chiede di dirottare i 513 milioni sulla ferrovia, in coerenza con quanto dichiarato in varie occasioni dal Ministro Delrio, riguardo alla necessità di far fronte alla crisi ambientale e all’emergenza smog con interventi strutturali: la “cura del ferro”.

L’incontro ha riguardato molto concretamente la proposta operativa per abbandonare definitivamente la costruzione del primo lotto e quindi del progetto autostradale complessivo, a beneficio della ferrovia. Una road-map che prevederebbe i seguenti passaggi: sospensione di qualsiasi attività riguardante il primo lotto, avvio di una trattativa con la Commissione Europea per sostituire il progetto autostradale con quello del Ti-Bre ferroviario, emanazione di un’apposita legge per autorizzare Autocisa spa a finanziare la ferrovia con i maggiori introiti dei pedaggi autorizzati e stipula di un accordo transattivo con la ditta Pizzarotti spa per convertire i lavori dell’autostrada con lavori da individuare all’interno del progetto ferroviario del Ti-Bre, ad esempio il raddoppio della tratta Parma-Vicofertile.

In attesa delle valutazioni che il Ministero si è impegnato ad effettuare sulla proposta definita “suggestiva”, si dice parzialmente soddisfatta la delegazione, formata anche da vari esponenti delle associazioni ambientaliste, fra cui Stefano Lenzi, Responsabile rapporti istituzionali del WWF Italia, Edoardo Zanchini, Vice Presidente nazionale di Legambiente, Danilo Selvaggi, Direttore generale della Lipu-BirdLife Italia e due parlamentari della Commissione Trasporti della Camera: gli onorevoli Franco Bordo e Diego De Lorenzis. Per il comune di Parma ha partecipato, in rappresentanza del Sindaco Pizzarotti, la consigliera Patrizia Ageno.

Sul fronte dell’iter autorizzativo del primo lotto, il Ministero ha dichiarato di essere ancora in attesa dei pareri del Ministero dei Beni Culturali e del Ministero dell’Ambiente, al quale le associazioni ambientaliste hanno fatto presente le violazioni della norme comunitarie che comporterebbe la realizzazione del progetto.

Secondo Cesare Vacchelli, del Coordinamento delle associazioni ambientaliste del casalasco e del parmense “la realizzazione di questo moncone di autostrada serve solo a giustificare la concessione dell’A15 ad Autocisa fino al 2031, ma non risolverà il problema del collegamento tra Tirreno e Brennero, che invece potrebbe trovare una risposta ambientalmente sostenibile, moderna, più rapida e molto meno costosa nel completamento della ferrovia”.

No TiBre autostradale, SI TiBre Ferroviario: la manifestazione è stata un successo

Oltre 600 persone, tra cui i rappresentanti di molti dei comuni interessati dall’opera, hanno marciato ieri nei luoghi minacciati dal nuovo scempio chiamato TiBre, l’assurdo moncone di asfalto che partirà da Pontetaro per morire tra i campi di Trecasali. L’ennesima colata di asfalto inutile, che devasterà un pezzo di campagna tra i più belli della food valley,  al costo di 513 milioni di Euro (mezzo miliardo per 10 km!). Un lungo serpentone di manifestanti pacifici e determinati nel dire No all’ennesima autostrada inutile e Si al completamento del TiBre ferroviario.

Con la mai troppo deprecata eccezione delle testate storiche di Parma,  che si coprono ormai di ridicolo con il loro ostinato silenzio  sulla questione , la stampa ha dato ampio risalto all’evento. Di seguito alcuni link ai servizi pubblicati:

TG3 Emilia Romagna, dal minuto 3,25

Repubblica Parma

ParmaToday

RossoParma

Parma Daily

OgliopoNews

Lupo: in risposta a falsità e pregiudizi

dopo la scandalosa lettera inviata alla stampa da 16 sindaci del parmense, il WWF e altre associazioni intervengono per sfatare i pregiudizi, smentire le falsità, smascherare la malafede.

In difesa dei lupi

Dopo la lettera dei 16 sindaci la replica di Legambiente Parma , WWF Parma, LIPU, A.D.A – Associazione Donne Ambientaliste e CAI – Club Alpino Italiano . Il lupo attacca l’uomo? Non da due secoli a questa parte. Di cosa parlano quindi i primi cittadini firmatari? E scatta la polemica, che si allarga in effetti ben oltre i confini del parmense: in Lessinia, territorio della montagna veronese, il sindaco di Bosco Chiesanuova Claudio Melotti guida la rivolta di un numero minore ( otto amministrazioni ) ma cospicuo di primi cittadini, intenzionati a indire una class action riguardante i danni , o presunti tali, determinati dalla presenza del lupo. Nel veronese si parla di undici esemplari, compresi Slavc e Giulietta con i loro cuccioli, al centro di una polemica locale piuttosto accesa. “Abbiamo già avviato dei contatti – ha dichiarato alla locale redazione del Corriere della Sera il primo cittadino di Bosco – con la zona dell’Appennino parmense, che è alle prese con lo stesso problema. Anche loro sembrano intenzionati a percorrere la stessa strada”.

Class action per Lucchi, Ralli e Rossi? Tutto resta piuttosto vago ed indeterminato, ad oggi.

Questa la replica degli ambientalisti, che riportiamo integralmente.

” Ancora una volta le associazioni ambientaliste si trovano costrette ad intervenire sulla questione lupo ( LEGGI DELLA QUESTIONE IN PROVINCIA ), in risposta alla lettera che sedici sindaci della montagna parmense hanno inviato alle istituzioni. Lo facciamo cercando di dare, al termine di questa nota, alcuni dati oggettivi in risposta alle tante leggende che circolano.
L’ intervento risulta dovuto, non solo per rispondere ai contenuti preoccupanti della lettera dei sindaci, ma purtroppo anche per il colpevole silenzio da parte di quelle stesse istituzioni che dovrebbero gestire la biodiversità e le specie protette, e che a quella lettera dovrebbero dare risposte puntuali.
Della lettera dei sindaci una cosa balza all’occhio per gravità: il fatto che si parli di attacchi all’uomo. Un dato che al momento sembra decisamente improbabile dal punto di vista scientifico e statistico. Non ci sono casi registrati di attacchi di lupo all’uomo da oltre due secoli, mentre ad esempio il numero consistente di morti e feriti per arma da fuoco dovuti alla caccia è una realtà, così come le morti per attacchi da cani domestici (mediamente tre all’anno). Quindi o l’asserzione dei sindaci viene comprovata, oppure determina un atteggiamento irresponsabile di procurato allarme da parte delle istituzioni. Se il timore è che il lupo incida sul “turismo ambientale” le associazioni scriventi possono testimoniare che non ci sono notizie di tale tendenza in atto a Parma. Non ci risulta che il turismo dei parchi abruzzesi, zone in cui il lupo è presente da ben prima che da noi, abbia subito tale effetto. Viceversa lettere come questa genereranno certamente paure ed effetti su chi, meno informato, vuole frequentare le zone dell’appennino. Una pesante responsabilità di cui i 16 sindaci si devono fare carico.
Non si mette in dubbio che il ritorno del lupo in appennino, un fatto importantissimo per la biodiversità e per la salute dei nostri ecosistemi, determini la necessità di affrontare con attenzione e con le dovute risorse economiche il tema della convivenza con l’allevamento appenninico. Garantire il presidio delle attività umane in montagna è un valore primario anche per le associazioni scriventi. Nemmeno si vogliono negare i disagi e le difficoltà di quegli agricoltori che hanno visto i propri animali sbranati dai lupi. Ma il problema deve essere affrontato dalle istituzioni con un approccio scientifico, individuando le soluzioni più adatte (che esistono) e trovando le risorse economiche adeguate (il PSR porterà in Emilia-Romagna nei prossimi anni oltre 1,2 miliardi di euro per l’agricoltura). Non seguendo il clamore mediatico.
Un clamore mediatico che purtroppo è alimentato da una parte dagli agricoltori che subiscono i danni e reclamano gli indennizzi, e dall’altra dai cacciatori che nel lupo vedono un competitore o una preda a cui sperano, prima o poi, di poter sparare in modo legale.
La questione lupo, in regione, ha assunto toni tanto accesi solo nel parmense, e non certo perché da noi vi siano più lupi che nel reggiano o nel bolognese. Probabilmente ci sono state mancanze ed errori, a cui bisogna trovare rapidamente una soluzione. E certamente la questione è diventata mediatica, e agitando lo spauracchio degli attacchi all’uomo non fa che autoalimentarsi.
Per concludere diamo alcune note tecniche per fare chiarezza su di una specie di cui viene detto tanto, ma raramente il vero.
1. Il lupo mangia gli animali da allevamento? Può capitare, ma solo quando sono facili prede. Per questo motivo, ormai da tempo, sia la Regione Emilia-Romagna che il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano mettono a disposizione risorse economiche e cani da pastore per custodire greggi e mandrie. Quando ben realizzate e manutenute, le recinzioni anti-lupo funzionano a regola d’arte. Certamente esiste un costo di attivazione e manutenzione, e su questo aspetto le istituzioni devono migliorare, consentendo a tutti gli allevatori di accedere a fondi e sgravi, accelerando le pratiche per ricevere rimborsi ed indennizzi (dall’agosto 2013 è già attiva la copertura del 100% dei danni da lupo), ma soprattutto mettendo a disposizione più risorse per la prevenzione. Migliore è la prevenzione, minori sono gli indennizzi ed i danni, e più semplice diventa la convivenza uomo-lupo.
2. Il lupo è pericoloso? No. Non si registrano attacchi all’uomo da oltre due secoli e mezzo, quando la caccia, solo nel 2013 e solo in Italia, ha fatto registrare 13 morti e 69 feriti (fonte: Associazione Vittime della Caccia, comunicato del 01/02/2014). I presunti attacchi avvenuti nei confronti dell’uomo, dove addirittura un lupo avrebbe cercato di salire su di un trattore in movimento, sanno di ridicolo (o di malafede?). Dati alla mano, è assai più probabile essere colpiti da un fulmine o da un proiettile sparato durante una battuta al cinghiale, che essere attaccati da un lupo.
3. Il lupo fa paura? Sì, se si continua a fare falsa ed errata informazione, il tutto ad uso e consumo, nonché sotto pressione, della lobby venatoria. La predazione avvenuta su alcuni cani, peraltro circoscritta ad un piccolo territorio, non può essere spacciata come un rischio anche per l’uomo. Sia la lettera dei sindaci che diversi articoli giornalistici, nei toni come nei contenuti, sono al limite della denuncia per procurato allarme. Il turismo nel parmense è l’unico settore in crescita negli ultimi anni (nel 2014 +8% di arrivi, +6% di presenze rispetto al 2013): invece di instillare false paure, perché i sindaci non vendono la presenza del lupo in montagna come segnale di un ambiente integro e sano?
4. Il lupo è una piaga per l’economia della montagna? No. In Emilia-Romagna gli indennizzi per danni da lupo sono inferiori al 5% del totale erogato per tutte le altre specie; i danni da picchi sono pari al 10%, ma nessuno si sognerebbe mai di ritenere i picchi responsabili dell’andamento economico locale! Nel 2013 la Regione Emilia-Romagna ha indennizzato danni da fauna selvatica pari a 1.357.000 euro, di cui 114.000 per lepre e fagiano, specie di cui ogni anno avvengono ripopolamenti da parte delle associazioni venatorie, ben più di quanto venga speso per il lupo. Allora perché nessuno propone di fermare i ripopolamenti di queste specie? Forse perché sono il giochino dei cacciatori? Nei soli Ambiti Territoriali di Caccia parmensi, nel 2013, sono stati indennizzati danni da fauna selvatica per 198.894 euro, di cui 182.000 da cinghiale (specie di cui vanno evidentemente riviste le modalità gestionali), insieme al capriolo classica preda del lupo, il quale quindi può invece aiutarci a controllarne il numero e la distribuzione.
5. Fino a prova contraria, il lupo è specie particolarmente protetta. Quindi, chi ne suggerisca, più o meno chiaramente, l’abbattimento, si assume una grave responsabilità, per cui si è perseguibili a norma di legge. Si ricorda peraltro che una quota stimata pari a circa il 20-30% della popolazione lupina italiana è uccisa ogni anno illegalmente.
Probabilmente nella gestione della questione lupo ci sono state mancanze ed errori, a cui bisogna trovare rapidamente una soluzione. Invitiamo dunque le istituzioni chiamate in causa dai sindaci (Provincia, Regione e Corpo Forestale dello Stato) ad impegnarsi sul tema, facendo sì che quello che attualmente è visto come conflitto diventi invece una convivenza, già accettata e condivisa in altre parti d’Italia. Le associazioni ambientaliste sono sempre state disposte al dialogo ed hanno sempre mantenuto toni adeguati. Così avviene anche in questo caso. Ciò non significa che non si sia disposti ad opporsi fermamente a chiunque fomenti false paure ed una caccia alle streghe (al lupo), troppo spesso sospinta dagli interessi venatori e dalle chiacchiere da bar e mai supportata da dati reali”.
LEGAMBIENTE Parma, WWF Parma, LIPU sez. di Parma, ADA – Ass. Donne Ambientaliste, CAI Parma

Nessuna fatalità, solo tragedie annunciate

Continuano ad arrivare senza soluzione di continità notizie di alluvioni e straripamenti, ogni regione italiana ha dovuto contare danni e, in qualche caso, piangere morti. Siamo vicini alle popolazioni colpite e alle famiglie delle vittime, con commozione ma anche con rabbia, ormai stanchi di sentirci dire che si tratta di “anomalie” o “fatalità”.

L’aumento degli eventi meteorologici estremi è una conseguenza ormai conosciuta dei cambiamenti cimatici, e lo stato di dissesto di buona parte del territorio italiano è noto da decenni.

Quella del Gargano, e tante altre, sono tragedie annunciate. Nonostante questo si pensa ancora di poter andare verso il futuro sbloccando per decreto altro cemento ed altro asfalto. Servono ulteriori commenti?

Il comunicato dei WWF Italia

Un comunicato di WWF Parma su un evento simile di pochi mesi fa.