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Earth Hour 2022: quale energia per Parma? 3 domande ai candidati Sindaci

Anche quest’anno, per la quattordicesima volta, il WWF celebra l’Ora della Terra, la grande mobilitazione globale di sensibilizzazione sull’emergenza climatica ed energetica.

Il tema è ancora più importante in queste ore buie, mentre si sta consumando il dramma dell’invasione dell’Ucraina, conflitto che ha al centro proprio i grandi flussi delle materie prime e delle risorse energetiche. Il WWF Parma rivolge ai candidati sindaci 3 domande sulle loro visioni per il futuro della città in tema di clima ed energia.

Se le grandi strategie energetiche sono appannaggio di scelte nazionali e sovranazionali, sono infatti proprio le scelte delle Amministrazioni Locali che porteranno queste strategie nella vita quotidiana dei Cittadini, rendendo possibile il contrasto alla catastrofe climatica e una maggiore indipendenza energetica.

  1. Con quali provvedimenti intendete promuovere il risparmio energetico e la transizione verso le fonti rinnovabili nel contesto pubblico e privato, residenziale e produttivo?
  2. Quali strategie e risorse intendete mettere in campo per realizzare gli impegni assunti dal Comune con la dichiarazione di emergenza climatica, finora disattesa? Nello specifico, qual è la vostra visione sul tema dell’adattamento al cambiamento climatico, con particolare riferimento ai fenomeni estremi che ci toccano quotidianamente come siccità, ondate di calore, eventi alluvionali?
  3. Quali piani avete per la mobilità di Parma, importante fonte di emissione di CO2 e causa rilevante (anche se non unica) della pessima qualità dell’aria, che secondo gli scienziati provoca la morte prematura di centinaia di parmigiani ogni anno? Quali scelte intendete portare avanti in tema di infrastrutture di mobilità, ivi compreso l’aeroporto Verdi?

Earth Hour 2022, patrocinata da ANCI, si celebrerà oggi 26 marzo a Parma con lo spegnimento delle luci sulla facciata del Palazzo del Governatore tra le 20,30 e le 21,30, grazie all’adesione del Comune di Parma.

La risposta di Andrea Bui di Potere al Popolo

  1. Con quali provvedimenti intendete promuovere il risparmio energetico e la transizione verso le fonti rinnovabili nel contesto pubblico e privato, residenziale e produttivo?

Riteniamo che il compito primario di un’amministrazione comunale sia quello di creare le condizioni e fornire gli strumenti affinché sia la collettività tutta a impegnarsi nel risparmio energetico e a supportare la transizione alle rinnovabili. Le scelte individuali sono importanti, spesso un primo passo necessario; mai, tuttavia, sufficiente. Esse richiedono, per rivelarsi efficaci, una strategia complessiva cui l’amministrazione deve dare un importante contributo. Che tale strategia debba essere urgentemente implementata è ormai noto ai più; per quanto ci riguarda, crediamo sia importante mettere in evidenza quanto le rinnovabili costituiscano sempre più energie per la pace, dal momento che solo su di esse è oggi possibile immaginare l’indipendenza del sistema elettrico nazionale (e locale).

Per quanto riguarda produzione e distribuzione di elettricità, il nostro approccio ci sembra ben interpretato dalle comunità energetiche. Si tratta di pratiche gestionali collaborative in grado di declinare, secondo soluzioni e strategie ottimali per l’ambito locale, l’impiego di fonti rinnovabili per la produzione sostenibile di energia. Le comunità energetiche, quindi sono un grande passo avanti rispetto alla somministrazione “alla cieca” di contributi per l’installazione di pannelli fotovoltaici, che in Italia ha riempito terreni, sottratti all’uso agricolo, di pannelli, senza che fossero noti gli eventuali benefici – né, tantomeno, la loro ripartizione.
Un altro aspetto positivo delle comunità energetiche è rappresentato dal fatto che non c’è bisogno di trasportare altrove una parte dell’energia prodotta, tramite la creazione di nuove infrastrutture inquinanti, in quanto la stessa viene consumata localmente.
La costruzione di comunità energetiche deve necessariamente coinvolgere cittadini ed associazioni. L’amministrazione comunale deve non soltanto costituirsi come socio, implementando soluzioni sostenibili a partire dagli edifici pubblici e dalle scuole, ma soprattutto fornire gli strumenti necessari alla realizzazione di tali comunità. Dunque la nostra proposta è quella di istituire a livello comunale la figura di facilitatore di comunità energetiche, a disposizione delle comunità per le questioni giuridiche e tecniche. Il Comune di Parma è inoltre da luglio scorso socio di AESS (Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile) che fornisce da anni consulenze, senza scopo di lucro, proprio in questo ambito (per le comunità energetiche, il riferimento è il progetto GECO a Bologna). Questa risorsa va condivisa con cittadini e associazioni per incentivare la formazione di soluzioni e comunità energetiche.

Infine, l’amministrazione comunale deve assicurarsi un dialogo continuo con l’Università di Parma e con le imprese, per portare a sintesi ogni singolo contributo alla transizione verso la sostenibilità.

  1. Quali strategie e risorse intendete mettere in campo per realizzare gli impegni assunti dal Comune con la dichiarazione di emergenza climatica, finora disattesa? Nello specifico, qual è la vostra visione sul tema dell’adattamento al cambiamento climatico, con particolare riferimento ai fenomeni estremi che ci toccano quotidianamente come siccità, ondate di calore, eventi alluvionali?

Da quando è nato, Potere al Popolo si dichiara ecologista e sostiene tutte le lotte ambientali, nella piena convinzione che la battaglia per la protezione della biosfera sia immediatamente azione di contrasto alle disuguaglianze sociali ed economiche, che si stanno sempre più inasprendo anche nella nostra realtà locale. In generale, dunque, la nostra visione è quella di aggredire le cause profonde del riscaldamento globale, proponendo politiche di mitigazione che salvaguardino i potenziali naturali di assorbimento di gas climalteranti – per esempio impedendo all’agribusiness di perseverare nelle proprie, criminali, pratiche di deforestazione. Allo stesso tempo, da una prospettiva più particolare, vediamo nelle politiche di adattamento uno strumento necessario e finalizzato alla riduzione del danno climatico – ormai, purtroppo, una realtà tangibile anche sul nostro territorio, come dimostra la drammatica secca del Po – specialmente sulle fasce più deboli e povere della popolazione.

Per quanto riguarda la siccità, non possiamo che inquadrarla nel contesto di un nesso ormai conclamato, quello tra acqua e cambiamento climatico. In questo senso, il nostro primo impegno è quello di rendere finalmente reale l’esito del referendum del 2011, tornando ad una gestione pubblica dell’acqua, l’unica in grado di mettere i bisogni delle persone davanti al profitto delle imprese. Va infatti sottolineato che solo il controllo popolare delle risorse – attraverso l’Amministrazione – può garantire efficaci politiche sia di mitigazione sia di adattamento. Da un punto di vista pratico, ciò significa in primo luogo avere la possibilità di riparare quelle inefficienze infrastrutturali che determinano oggi una perdita del 40% di questa risorsa durante la distribuzione, prima ancora che durante il consumo.

Una buona gestione della risorsa e il contrasto al cambiamento climatico significa anche supportare quel passaggio ad un’agricoltura sostenibile (appena inaugurato con la sigla del patto per il Biodistretto), che richiederebbe un uso più limitato e intelligente delle risorse idriche, oltre che una cura della biodiversità e del benessere del suolo, con un beneficio dell’intero ecosistema e contro fenomeni estremi. Allo stesso modo, vogliamo adoperarci per un drastico ridimensionamento dell’allevamento intensivo che massimamente consuma acqua e genera emissioni. In tutto questo l’amministrazione comunale può impegnarsi non solo mantenendo un dialogo con le associazioni che da anni studiano e portano avanti queste istanze, ma anche creando una figura apposita a livello comunale, cioè un delegato all’economia solidale.

Le soluzioni di cui sopra valgono anche in contrasto ai fenomeni alluvionali e alle ondate di calore. Inoltre, sosterremo la riduzione del consumo di suolo, attraverso una profonda riduzione delle nuove costruzioni ed una riqualificazione e ri-condivisione dell’esistente. Infine, promuoveremo gli eventi di de-sigillazione del suolo di cui conosciamo già alcune proposte per la città di Parma.

Un importante contributo al contrasto alle emissioni verrà dalle strategie rispetto ai trasporti, di cui sotto.

  1. Quali piani avete per la mobilità di Parma, importante fonte di emissione di CO2 e causa rilevante (anche se non unica) della pessima qualità dell’aria, che secondo gli scienziati provoca la morte prematura di centinaia di parmigiani ogni anno? Quali scelte intendete portare avanti in tema di infrastrutture di mobilità, ivi compreso l’aeroportoVerdi?

Il nostro piano per la mobilità può essere pensato come una politica sociale. Essa, infatti, produrrà simultaneamente un risparmio economico per le classi popolari e un beneficio di natura ecologica. Riteniamo che sia indispensabile investire nella realizzazione di nuove piste ciclabili e soprattutto nell’incremento dell’offerta di servizio pubblico, rendendo la mobilità condivisa davvero accessibile a tutte e tutti. Pensiamo però che questo, da sé, non basti: occorre che si abbini ad un cambiamento nei tempi e nei modi di vita delle persone – cambiamento che dipende dalle possibilità lavorative e da un accesso ai servizi che assistono famiglie ed individui in tutte le necessità quotidiane. In questo senso le nostre proposte per la mobilità sostenibile sono anche quelle che riguardano i servizi alla cittadinanza e le condizioni contrattuali di chi lavora in ambito pubblico.

Nell’ottica di una mobilità incentrata sui bisogni quotidiani delle persone, siamo fermamente contrari all’ampliamento dell’aeroporto Verdi: gli investimenti devono essere indirizzati verso sistemi sostenibili di trasporto, anche per le merci e su lunga distanza.

Nel tema generale dell’inquinamento generato dalla mobilità, rientra anche la nostra proposta sulla filiera agricola, cioè quella di aumentare gli spazi e le possibilità di vendita dei prodotti locali e stagionali sostenibili dalla filiera corta, a partire dal loro uso per alimentare le mense scolastiche gestite dall’amministrazione comunale.

La risposta di Enrico Ottolini di Europa Verde

  1. Con quali provvedimenti intendete promuovere il risparmio energetico e la transizione verso le fonti rinnovabili nel contesto pubblico e privato, residenziale e produttivo?

La transizione alle fonti rinnovabili e il risparmio energetico devono essere la priorità dell’agenda politica, sia per ridurre le emissioni che per garantirci l’autonomia energetica.

Il Comune di Parma può fare molto, innanzitutto promuovendo l’installazione di impianti fotovoltaici sui propri edifici, come le scuole e magazzini, e in altri spazi comunali. Penso ad esempio ai parcheggi, in particolare quelli scambiatori ma non solo. Sono aree che si prestano ad installare pensiline fotovoltaiche, come fatto ad esempio nel parcheggio della stazione di Fidenza. Queste pensiline, oltre a produrre energia e a poter alimentare colonnine di ricarica, garantiscono anche ombreggiamento nel periodo estivo, mitigando il surriscaldamento dei piazzali e delle auto in sosta.

Il Comune può inoltre promuovere la costituzione di comunità energetiche per la condivisione e l’autoconsumo della produzione di energia degli impianti fotovoltaici. E può fornire consulenza e supporto alle famiglie per gli interventi di risparmio energetico nel settore residenziale, snellendo anche le pratiche amministrative. Negli interventi di rigenerazione urbana vanno inoltre introdotti standard per l’autosufficienza energetica e il bilancio zero delle emissioni di CO2, anticipando l’obiettivo al 2030 previsto dalla nuova direttiva europea in materia di efficienza energetica degli edifici.

Nel fornire supporto e consulenza alle famiglie, ai condomini e alle imprese ritengo che un ruolo centrale debba svolgerlo ATES, l’Agenzia Territoriale per l’Energia e la Sostenibilità. L’amministrazione uscente voleva di fatto smantellarla facendola assorbire dall’Agenzia per l’energia di Modena. Noi crediamo che al contrario vada rafforzata, allargando la compagine sociale (oggi limitata a 6 Comuni), a tutti i Comuni della provincia e alla stessa Amministrazione Provinciale, in modo che possa essere di supporto anche per i piccoli Comuni del territorio

  1. Quali strategie e risorse intendete mettere in campo per realizzare gli impegni assunti dal Comune con la dichiarazione di emergenza climatica finora disattesa? Nello specifico qual’è la vostra visione sul tema dell’adattamento climatico con particolare riferimento ai fenomeni estremi che ci toccano quotidianamente come siccità, ondate di calore, eventi alluvionali?

Le proiezioni degli scienziati, e anche semplicemente l’esperienza di questi ultimi anni, ci dicono che a causa del riscaldamento globale andremo incontro alla crescita di intensità e frequenza di fenomeni meteo estremi che, oltre a mettere a rischio le nostre produzioni agricole, colpiscono anche e soprattutto l’ambiente urbano (pensiamo agli allagamenti, alle ondate di calore) e hanno ripercussioni sulla qualità della vita e sulla salute delle persone, soprattutto quelle più fragili come gli anziani.

Anche se anticipiamo l’obiettivo della neutralità climatica fissato dalla Unione Europea, sappiamo che ancora per alcuni decenni la temperatura continuerà a salire e che gli effetti di questo riscaldamento si faranno sentire. Oltre a ridurre le emissioni dobbiamo quindi anche adattarci ai cambiamenti climatici prendendo esempio dalle altre città europee che su questo punto si sono fortemente impegnate facendo degli interventi di adattamento una grande opportunità di riqualificazione e di miglioramento della vivibilità degli spazi urbani.

In una città come Parma serve un potenziamento del verde urbano, completamente trascurato da questa amministrazione, sottraendo spazi all’asfalto e al cemento e incrementando la permeabilità. Si possono fare micro-interventi, lungo gli assi viari ad esempio, come su grandi superfici, parcheggi, aree dismesse. Le stesse pensiline fotovoltaiche citate prima sono un intervento di adattamento. Va inoltre realizzata una cintura di boschi urbani e dei corridoi verdi che colleghino la città alla campagna. Da questo punto di vista vedo con molto favore l’iniziativa del Km Verde promossa da alcune imprese di Parma. Investire nell’infrastruttura verde e nella de-impermeabilizzazione ha un duplice effetto: aumenta ombreggiamento ed evapotraspirazione riducendo la temperatura e l’effetto isola di calore che fa sì che in estate vi siano in città 4-5 gradi in più rispetto alla campagna; aumenta l’infiltrazione nel terreno quando piove riducendo così il rischio di allagamenti

L’importante però che gli interventi di inverdimento e rimboschimento siano fatti bene, siano inseriti in un piano organico e soprattutto siano adeguatamente gestiti soprattutto nei primi anni di impianto, cosa che purtroppo non è stata fatta da questa amministrazione nei pochi interventi realizzati

Quali piani avete per la mobilità di Parma, importante fonte di emissione di CO2 e causa rilevante (anche se non unica) della pessima qualità dell’aria, che secondo gli scienziati provoca la morte prematura di centinaia di parmigiani all’anno? Quali scelte intendete portare avanti in tema di infrastrutture di mobilità, ivi compreso l’aeroporto Verdi.

Qui vado per punti:

  • il tema della mobilità e dell’inquinamento che ne consegue va affrontato a scala di area vasta, una grande quota del traffico proviene dagli spostamenti pendolari in entrata ed uscita dalla città;
  • occorre ridurre il traffico, aumentando l’efficienza di uso dei mezzi (car pooling) e fornendo valide alternative di spostamento: più ciclabili, meglio connesse, più sicure ed estese alle frazioni; più trasporto pubblico, razionalizzando percorsi e cadenzamenti e rafforzando le corsie preferenziali; più forme di mobilità condivisa (car-sharing); più pedonalizzazione riducendo il passaggio di veicoli in centro e sostituendolo con navette elettriche gratuite ad alta frequenza lungo gli assi est-ovest e sud-nord
  • occorre ridurre le emissioni dei veicoli: da questo punto di vista bisogna puntare con forza sulla mobilità elettrica, sia privata che del servizio pubblico. Tutti gli autobus entro la fine del mandato dell’amministrazione dovranno essere a trazione elettrica (abbiamo la fortuna di avere un’estesa rete filoviaria); va estesa e potenziata la rete delle colonnine di ricarica, garantendo anche ricariche gratuite con l’energia prodotta dagli impianti del Comune, nei parcheggi scambiatori, sull’esempio di Montechiarugolo.

Per quanto riguarda le infrastrutture di trasporto vedo proposte del secolo scorso contraddittorie con gli obiettivi di sostenibilità e qualità dell’aria dichiarati: noi siamo fermamente contrari all’allungamento della pista dell’aeroporto per i voli cargo; e siamo contrari anche alla Via Emilia Bis, pur riconoscendo che va risolto il nodo di San Prospero. Sosteniamo invece con forza il trasporto su ferro: il raddoppio della Pontremolese che può diventare una metropolitana di bacino per tutta la Val Taro; l’elettrificazione della linea Parma-Piadenza, togliendo le motrici a diesel che impestano la stazione; l’incremento dei treni ad alta velocità per Roma: non serve una nuova stazione in linea, ma un maggiore utilizzo delle interconnessioni esistenti, come già avviene per la tratta verso Milano

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Mentre il Climate Change accelera, il Comune sonnecchia

Sono passati oltre sei mesi da quel 22 luglio 2019 nel quale il Comune di Parma aveva dichiarato, con una mozione votata dal Consiglio a larghissima maggioranza,  l’emergenza climatica. La mozione impegnava l’Amministrazione a “predisporre entro sei mesi un piano urgente e credibile(…)” per fronteggiare la sfida del Climate Change sia in termini di mitigazione che di adattamento. Ad oggi, purtroppo, non si vede traccia di quelle misure “concrete, veloci e radicali” che avevamo chiesto (clicca).

Per questo abbiamo inviato una lettera, che riportiamo di seguito, all’Assessora all’Ambiente Benassi e a tutti i membri del Consiglio Comunale, per chiedere conto delle azioni intraprese.

L'immagine può contenere: testo

Spett.le Comune di Parma, Gent.ma Ass. Tiziana Benassi, Gentili Consiglieri

Sono ormai trascorsi oltre sei mesi da quando, lo scorso 22 luglio 2019, il Consiglio Comunale di Parma ha approvato, a larga maggioranza e con abbondante eco mediatica, la Mozione di dichiarazione di Emergenza Climatica.

In questo periodo, per quanto sia dato sapere, ben poco è stato messo in atto per ottemperare agli impegni che la Mozione imponeva all’Amministrazione, per l’appunto entro il termine di sei mesi.

Siamo a conoscenza che qualcosa è stato predisposto di recente nell’ambito dell’efficienza energetica dei condomini, ma non ci risulta alcun piano che tenga insieme, in una visione multidisciplinare, organica, strategica, i temi indicati dalla Mozione: “(…) riduzione delle emissioni e per l’introduzione delle energie rinnovabili, per incentivare il risparmio energetico, nei settori della pianificazione urbana, della mobilità, negli edifici, nel riscaldamento e raffreddamento”.

Non risulta inoltre alcun atto concreto riguardo il secondo punto degli impegni assunti, cioè quello riguardante la predisposizione di un piano di adattamento locale, che riteniamo invece imprescindibile ed urgente, e la cui mancanza espone ogni giorno la popolazione di Parma ad un rischio crescente, vista la costante accelerazione del cambiamento climatico, confermata da tutti i dati osservati, sia globali che locali.

Vi chiediamo pertanto di informare nel dettaglio noi e i Cittadini degli atti assunti fino ad oggi in relazione a quanto disposto dalla mozione, nonchè dei programmi per l’immediato futuro.

15 marzo 2019, in marcia per il clima. una data che non dimenticheremo!

downloadNon dimenticheremo facilmente la marea di oltre 8mila ragazzi scesi in piazza a Parma il 15 marzo per la grande mobilitazione globale sul clima. Un’intera generazione in tutto il mondo ha gridato con forza il suo “basta!” all’indifferenza, alla passività, all’attendismo sui cambiamenti climatici. E’ stata un’emozione potentissima mettersi in marcia con questi ragazzi, un’onda determinata, colorata, pulita, che ha fatto del 15 marzo una giornata da ricordare e celebrare negli anni a venire. IN QUESTO BREVE VIDEO abbiamo raccolto un po’ delle immagini, e speriamo anche delle emozioni, di questo venerdì memorabile.

abbattimento di alberi: la situazione è grave ma non seria

Nei giorni scorsi, come preannunciato da tempo, la sponda destra del Torrente Parma è stata oggetto di un intervento di asportazione di buona parte della vegetazione presente. Abbiamo documentato il tutto con un po’ di fotografie, che abbiamo montato in questo video, condito con un po’ di (amara) ironia.

Come detto, e come sottolineato anche dal Comune di Parma in risposta alle proteste degli amici di Legambiente, il progetto era stato presentato a settembre in una riunione della Rete per Parma Città Verde, di cui anche il WWF fa parte. In quella sede, anche in considerazione del coinvolgimento di una Area di Riequilibrio Ecologico, AIPO (responsabile della gestione degli alvei fluviali) ci aveva presentato un progetto di “taglio selettivo”, che avrebbe eliminato gli alberi secchi o pericolanti, e ridotto le specie invasive (ailanto, robinia, ecc), a favore delle specie di maggior pregio, con una stima di abbattimento di circa il 30% degli esemplari esistenti. A domanda specifica, ci era stato risposto che il sottobosco (importante quanto gli alberi ai fini ecologici, vista la grande varietà di specie a cui offre cibo e protezione) sarebbe stato tagliato solo ove necessario per la circolazione dei mezzi d’opera.

Dal momento che la principale motivazione addotta per questo intervento è la sicurezza idraulica, nel rispetto più assoluto delle competenze, prerogative e responsabilità di AIPO, che fa questo di mestiere, ci permettiamo di segnalare che: 1) l’area in questione è già stata interessata più volte da piene importanti, tra cui quelle del 2014 (alluvione di Parma) e del 2017 (alluvione di Colorno), senza creare né subire danni rilevanti; 2) che bisogno c’era di radere al suolo tutto il sottobosco, che non ha alcun impatto, se non positivo, sulla sicurezza idraulica?

I risultati li possiamo vedere nelle foto che pubblichiamo di seguito, nelle quali confrontiamo il prima e il dopo. Crediamo che non richiedano ulteriori commenti.

dati e informazioni su meteo, clima, fiumi

allerta meteo rerSpesso i titoloni sensazionalistici dei media non permettono di capire esattamente cosa sta succedendo durante fenomeni intensi che, come sappiamo, stanno diventando sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici: ondate di calore, piogge, piene fluviali.

Di seguito alcuni link al portale della Regione Emilia Romagna che permettono a qualunque cittadino di accedere ai bollettini di allerta, ai rilevamenti in tempo reale, a dati osservati e previsioni.

INFORMATI E PREPARATI: cosa fare prima, durante e dopo l’allerta

ALLERTA E BOLLETTINI

MONITORAGGIO EVENTI in tempo reale

 

La secca dei laghi di Cronovilla: qualche spiegazione.

cronovilla secca set 18Abbiamo raccolto nelle ultime settimane alcune richieste di chiarimenti da parte di visitatori di Cronovilla, stupiti dalla crescente severità delle secche estive dei laghi. Cerchiamo qui di spiegare brevemente, senza scendere in eccessivi tecnicismi, le principali motivazioni climatiche, geologiche e idrauliche del fenomeno.

I laghi di Cronovilla, pur essendo artificiali, sono alimentati in modo naturale dalla falda acquifera, che affiora sotto il Lago del Fontanone e riempie per caduta i bacini a valle. Non esiste collegamento con il reticolo superficiale (fiumi, fossi, canali), che permetta di “aprire il rubinetto” per regolare il livello dell’acqua. Si tratta in realtà di un fatto positivo, che garantisce una buona qualità delle acque e quindi dello stato ecologico del luogo, che però sta dimostrando qualche limite con il passare del tempo.

La falda è alimentata dalle piogge che bagnano in campi a sud dell’oasi. Un’area di estensione piuttosto limitata, separata dalle colline dal resto dei terreni più a ovest. Tale situazione, tradotta nel sottosuolo, isola questa falda acquifera dal circondario.
Nei primi anni 2000, periodo in cui è stata progettata l’Area di Cronovilla, la falda veniva alimentata anche dall’Enza. Con il drammatico abbassamento dell’alveo avvenuto in modo molto vistoso negli ultimi anni, ciò non avviene più, anzi l’acqua che arriva in falda dalle piogge si disperde in parte verso il fiume. L’immagine che segue schematizza il fenomeno.enza prima e dopo def
I cambiamenti climatici in atto, sempre più evidenti negli ultimi anni e culminati con l’epocale siccità del 2017, sono un altro elemento che non aiuta. La ricarica della falda avviene infatti con piogge persistenti, mentre l’acqua che cade sotto forma di rovesci intensi ma brevi, tipici dell’attuale “tropicalizzazione” delle precipitazioni, scorre via velocemente senza che il terreno abbia il tempo di assorbirla.
Altro duro colpo per l’alimentazione sotterranea delle falde è l’impermeabilizzazione dei suoli, avvenuta a sud dell’oasi in occasione di alcuni lavori negli ultimi anni, a causa della sostituzione della ghiaia escavata con il limo, una barriera impermeabile che ostacola l’infiltrazione dell’acqua verso la falda.

In sintesi, le opportunità di alimentazione dei laghi si sono ridotte: quando c’è pioggia persistente sui prati delle zone circostanti anche la falda di Cronovilla si ricarica, quando piove con fenomeni brevi anche se intensi ciò è scarsamente influente, quando piove in montagna e l’Enza ha acqua in abbondanza o è in piena, non c’è apporto d’acqua per Cronovilla.

Si deve aggiungere a questi fattori il crescente fabbisogno idrico dell’agricoltura, parte del quale viene soddisfatto con prelievi dalle falde.
Già dallo scorso anno abbiamo preso contatto con gli enti competenti, per valutare interventi che adeguino l’Area di Cronovilla alle mutate condizioni ambientali. I tempi non saranno brevi, ma speriamo di avere presto novità importanti da condividere con i tanti amici e visitatori dell’Oasi.

Ennesimo taglio di alberi negli spazi pubblici di Parma. La nostra denuncia

articolo repubblica tagli alberi

La nostra denuncia a seguito dell’ennesimo taglio di alberi nelle strade e parchi pubblici di Parma

 

Non si ferma, nonostante la preoccupazione e gli appelli di tante Associazioni e Cittadini, l’assordante canto delle motoseghe tra le vie e i parchi pubblici di Parma. L’ennesima segnalazione di tagli di alberi è giunta al WWF dai residenti di Via Einstein (zona Via Sidoli), che nei giorni scorsi hanno visto disboscare il prezioso spazio verde che circonda le loro case. Secondo quanto riferito da chi ha fatto la segnalazione (inviata anche al Comune, dal quale al momento non risulta pervenuta alcuna risposta), solo una delle piante abbattute era secca, mentre le altre non apparivano ammalate né pericolanti.  Gli operai incaricati dei tagli, interpellati dai cittadini preoccupati, hanno risposto che sarebbero previsti entro pochi giorni nuovi abbattimenti.

Dal commento del WWF Parma traspare preoccupazione: “Chiederemo all’Amministrazione la documentazione sui lavori eseguiti, anche se ci aspettiamo che il Comune abbia le carte perfettamente in regola, che per ogni singola pianta abbattuta siano stati fatti accurati accertamenti fitosanitari attestanti l’assoluta necessità di eliminarla, e che un numero adeguato di esemplari sarà presto messo a dimora per compensare la pesante perdita di copertura vegetale di questi mesi. Cogliamo l’occasione per ricordare che gli alberi sono praticamente l’unico strumento che abbiamo, negli spazi aperti delle nostre città, per limitare gli effetti delle ondate di caldo estive, sempre più intense e prolungate a causa del cambiamento climatico. Abbatterli in piena estate, a meno che non ci siano rischi imminenti di crollo, è un atto da valutare con estrema attenzione, dato l’impatto sulla collettività, a partire dalle fasce più deboli, anziani e bambini. Per non parlare poi della mitigazione dei danni che alberi, e verde urbano in generale, apportano in caso di piogge torrenziali e alluvioni, che anche la storia recente di Parma conosce. Non ricordiamocene sempre quando è oramai troppo tardi.”

la natura è allo stremo, ma le doppiette non possono tacere

INACCETTABILE CONSENTIRE LE PREAPERTURE CON FAUNA STREMATA DA INCENDI E SICCITA’

Anche la Regione Emilia-Romagna sta ignorando il parere scientifico dell’ISPRA

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  Il nostro non è un paese per la fauna selvatica. Una classe politica miope vorrebbe forse i cieli d’Italia vuoti rendendo concreto lo scenario preconizzato dal grande scrittore americano Jonathan Franzen: “Emptying the skies”. Dopo un’estate eccezionale per caldo, siccità e incendi, le Regioni italiane, senza che il ministero dell’Ambiente intervenga, danno il via libera come se nulla fosse successo ai cacciatori, per completare la mattanza della fauna selvatica, messa a durissima prova dal caos climatico e dai ladri di natura che hanno dato alle fiamme ampie zone dell’Italia, prendendo di mira in particolare le aree protette, che dovrebbero essere zone sicure per gli animali.

L’Abruzzo è l’unica Regione che ha fatto una breve dilazione – anche grazie alle vittorie davanti al TAR nei ricorsi presentati dal WWF contro i calendari venatori degli anni precedenti  – si caccerà  dal primo ottobre, anziché iniziare all’apertura della stagione venatoria il 17 settembre, ma c’è da aggiungere che tutte le altre 18 Regioni, tranne la Liguria che apre la caccia regolarmente il 17 settembre, hanno chiesto addirittura la pre-apertura della caccia (comprese la Campania, il Lazio, la Sardegna, la Sicilia, la Toscana più colpite dagli incendi) come se non fossimo in emergenza.

Non si registra alcun intervento di limitazione dell’attività venatoria, ignorando anche il parere dell’ISPRA. Secondo il WWF Italia, l’unica decisione  ragionevole  sarebbe stata quella di sospendere l’avvio della stagione venatoria, rinviando l’apertura della caccia di almeno un mese. Emblematica la situazione del Lazio dove da un lato la stessa Regione fornisce i dati drammatici degli incendi (“Un immenso patrimonio naturale è oramai andato in fumo”), dall’altro concede il via libera ai cacciatori con solo una ridicola limitazione d’orario. Tra tutte le regioni italiane, solo la Liguria non ha previsto la pre-apertura della caccia prima della terza domenica di settembre.

E’ singolare – sottolinea il WWF – che il Ministro dell’Ambiente Galletti non abbia ancora speso una parola di appoggio e condivisione del duro parere reso dall’ISPRA, istituto posto sotto il controllo dello stesso Ministero che ha chiesto in una lettera inviata alle Regioni di adottare provvedimenti per limitare l’attività venatoria proprio a causa degli incendi e della siccità che hanno colpito ampie zone del Paese. Atto dovuto quello di sostenere l’iniziativa di ISPRA da parte del Ministro, aggiunge il WWF,  anche in considerazione del fatto che “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale.

Anche la Regione Emilia-Romagna ha deciso purtroppo per un comportamento irresponsabile, con la decisione di non modificare i calendari venatori. Per il Delegato regionale del WWF Italia “quella stessa Regione che ha chiesto per tempo lo stato di calamità per la grande siccità di questa estate ritiene che la stessa siccità non sia un buon motivo per togliere ai cacciatori il loro passatempo preferito. Ecco perchè domani, due settembre, in un territorio stremato da mesi senza pioggia e con temperature senza precedenti, ricominceranno a cantare le doppiette. La strage “sportiva” non si può fermare, nemmeno nelle condizioni più estreme”.