in occasione dell’Earth Overshoot Day, cioè il giorno in cui l’Umanità ha dato fondo alle risorse che la Terra è in grado di fornire annualmente, abbiamo scritto questa riflessione, pubblicata da molte testate locali come La Repubblica , Parmatoday , Parmadaily ed altre
Anche quest’anno ci troviamo a celebrare la poco gradevole ricorrenza dell’Earth Overshoot Day. Da domani a fine anno ciò che consumeremo – energia, acqua, cibo – genererà un debito che i nostri figli saranno chiamati prima o poi a pagare. Un debito pesantissimo, del quale solo pochi sembrano preoccuparsi.
In realtà qualche cambiale sta già scadendo: questa estate che molti, banalizzando, definiscono “pazza”, assieme alle molte altre anomalie meteo/climatiche degli ultimi anni, altro non è che una conseguenza dei mutamenti dovuti al riscaldamento globale generato dalle attività umane.
Proprio nei giorni scorsi, alcune indagini condotte dai mezzi di informazione e da varie associazioni di categoria, cercavano di quantificare le perdite economiche dovute all’insolito andamento meteorologico degli ultimi mesi, e si parlava di centinaia di milioni di Euro, solo per il settore turistico. Se aggiungiamo i danni dovuti ai sempre più frequenti eventi estremi, come alluvioni e trombe d’aria, ci spostiamo nell’ordine di grandezza dei miliardi, per non parlare delle implicazioni umane e sociali.
Stiamo insomma toccando con mano – e con il portafoglio – le conseguenze di decenni di sfruttamento dissennato delle risorse naturali, condotto a carico di ogni tipo di ambiente in ogni parte del Pianeta. Dalla deforestazione dell’Amazzonia, alle trivellazioni nell’Artico, non c’è angolo del mondo che sia rimasto indenne. E anche a Parma non siamo stati a guardare: saccheggio edilizio delle campagne della Food Valley, progetti di autostrade inutili, iperproduzione di rifiuti, sono solo alcuni esempi di stretta attualità.
Ciò che è più paradossale è che buona parte della pressione abnorme che esercitiamo sull’ambiente, non serve a farci vivere meglio, ma viene divorata dall’abisso dello spreco. Basti pensare ad esempio che, a livello globale, circa il 40% del cibo prodotto viene buttato via lungo tutta la filiera, senza mai arrivare in tavola: un’indecenza dal punto di vista etico, uno scempio sul piano ambientale.
Eppure troppe voci, molte delle quali in malafede, fanno ancora parte del coro che propone di uscire dalla crisi con la stessa ricetta con la quale ci siamo entrati: più produzione, più consumi, più prelievo di risorse.
Crediamo invece che la sola autostrada che porta fuori dall’attuale situazione sia quella della sostenibilità, non solo ambientale ma anche economica e sociale: maggiore efficienza energetica, più trasporto pubblico, meno produzione di rifiuti, solo per fare qualche esempio. Siamo insomma convinti che solo riducendo gli sprechi di oggi, l’Umanità potrà tentare di garantirsi i consumi indispensabili di domani.