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Mentre il Climate Change accelera, il Comune sonnecchia

Sono passati oltre sei mesi da quel 22 luglio 2019 nel quale il Comune di Parma aveva dichiarato, con una mozione votata dal Consiglio a larghissima maggioranza,  l’emergenza climatica. La mozione impegnava l’Amministrazione a “predisporre entro sei mesi un piano urgente e credibile(…)” per fronteggiare la sfida del Climate Change sia in termini di mitigazione che di adattamento. Ad oggi, purtroppo, non si vede traccia di quelle misure “concrete, veloci e radicali” che avevamo chiesto (clicca).

Per questo abbiamo inviato una lettera, che riportiamo di seguito, all’Assessora all’Ambiente Benassi e a tutti i membri del Consiglio Comunale, per chiedere conto delle azioni intraprese.

L'immagine può contenere: testo

Spett.le Comune di Parma, Gent.ma Ass. Tiziana Benassi, Gentili Consiglieri

Sono ormai trascorsi oltre sei mesi da quando, lo scorso 22 luglio 2019, il Consiglio Comunale di Parma ha approvato, a larga maggioranza e con abbondante eco mediatica, la Mozione di dichiarazione di Emergenza Climatica.

In questo periodo, per quanto sia dato sapere, ben poco è stato messo in atto per ottemperare agli impegni che la Mozione imponeva all’Amministrazione, per l’appunto entro il termine di sei mesi.

Siamo a conoscenza che qualcosa è stato predisposto di recente nell’ambito dell’efficienza energetica dei condomini, ma non ci risulta alcun piano che tenga insieme, in una visione multidisciplinare, organica, strategica, i temi indicati dalla Mozione: “(…) riduzione delle emissioni e per l’introduzione delle energie rinnovabili, per incentivare il risparmio energetico, nei settori della pianificazione urbana, della mobilità, negli edifici, nel riscaldamento e raffreddamento”.

Non risulta inoltre alcun atto concreto riguardo il secondo punto degli impegni assunti, cioè quello riguardante la predisposizione di un piano di adattamento locale, che riteniamo invece imprescindibile ed urgente, e la cui mancanza espone ogni giorno la popolazione di Parma ad un rischio crescente, vista la costante accelerazione del cambiamento climatico, confermata da tutti i dati osservati, sia globali che locali.

Vi chiediamo pertanto di informare nel dettaglio noi e i Cittadini degli atti assunti fino ad oggi in relazione a quanto disposto dalla mozione, nonchè dei programmi per l’immediato futuro.

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nuovo documento IPCC sul rapporto tra cambiamento climatico e suolo

L’IPCC, Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico dell’ONU, ha pubblicato il rapporto speciale Climate Change and Land (SRCCL) su clima, desertificazione, degrado del suolo, gestione sostenibile del territorio, sicurezza alimentare e flussi di gas serra negli ecosistemi terrestri. Il Report è stato approvato mercoledì 7 agosto 2019 a Ginevra, e presentato in conferenza stampa l’8 agosto. A questo link trovate la versione ridotta, il Summary for policymakers, al momento disponibile in inglese, ma che dovrebbe presto uscire nella traduzione italiana.

Per capire l’importanza del tema, basta leggere il paragrafo di apertura del report:

“Il suolo fornisce le basi fondamentali per la vita e il benessere umano, tra cui cibo, acqua dolce, e molteplici servizi ecosistemici, oltre alla biodiversità. L’uso umano impatta direttamente più del 70% (tra il 69 e il 76%) della superficie del globo libera da ghiacci. Il suolo gioca un ruolo importante anche nel sistema climatico. “

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Dichiarata l’emergenza climatica. Ora chiediamo azioni concrete, veloci e radicali.

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Ieri, 22 luglio, il Consiglio Comunale di Parma ha approvato una mozione per la dichiarazione dello stato di emergenza climatica, che impegna l’amministrazione all’adozione di misure adeguate alla sfida che abbiamo di fronte.

Non è dato al momento sapere – commenta il WWF di Parma in una nota – in quali azioni concrete consisterà l’impegno dell’amministrazione, ma siamo comunque contenti che la questione del global warming sia stata finalmente portata al centro dell’attenzione. Sommando questa notizia all’annunciata candidatura a Capitale Verde d’Europa, si potrebbe pensare di trovarsi di fronte ad una rinnovata volontà politica, ad un cambio di passo sulla via della sostenibilità.

“A dire il vero – commenta Rolando Cervi, presidente del WWF di Parma- nella quotidiana attività amministrativa, il tema sembra spesso tenuto in ben poco conto: progetti come il chilometro grigio nel torrente o l’aerorporto cargo, l’incessante azione delle motoseghe a danno del verde urbano, o il recente rincaro del biglietto dell’autobus, per fare qualche esempio, non sembrano andare nella direzione auspicata. I maligni potrebbero addirittura sospettare che si tratti dell’ennesima medaglietta da appuntarsi a beneficio del pubblico di convegni e talk show televisivi, ma ci piace credere che questi dubbi verranno presto spazzati via da provvedimenti amministrativi al di sopra di ogni sospetto per velocità ed efficacia”.

Il nostro atteggiamento – preannuncia il WWF – sarà come sempre aperto al dialogo e propositivo, e vogliamo da subito mettere sul tavolo qualche proposta concreta.

Si dovrebbe ad esempio nominare una figura di riferimento all’interno della macchina comunale, un Delegato al Cambiamento Climatico di provata competenza e dotato di ampi poteri, che sovrintenda e coordini tutte le attività in qualche modo correlate, dalla gestione del verde, a quella della rete idrica, fino alla politica dei parcheggi.

Sarebbe inoltre venuto il momento di approvare un piano di adattamento al cambiamento climatico, come ha fatto ad esempio Bologna già da alcuni anni, per fronteggiare le minacce in maniera organica e strutturata.

O ancora, si potrebbe progettare e organizzare gli eventi di Parma 2020 mettendo al bando generatori a gasolio, stoviglie usa e getta, gadget e pupazzetti di plastica, per fare anche di questa prestigiosa vetrina un momento di sostenibilità praticata e non solo dichiarata.

Le cose da fare sono insomma davvero tante ed urgenti – conclude la nota del WWF – la sfida del cambiamento climatico è una delle più grandi che l’Umanità abbia mai fronteggiato, speriamo che Parma voglia finalmente fare la sua parte con la velocità e la radicalità che la situazione richiede.

abbattimento di alberi: la situazione è grave ma non seria

Nei giorni scorsi, come preannunciato da tempo, la sponda destra del Torrente Parma è stata oggetto di un intervento di asportazione di buona parte della vegetazione presente. Abbiamo documentato il tutto con un po’ di fotografie, che abbiamo montato in questo video, condito con un po’ di (amara) ironia.

Come detto, e come sottolineato anche dal Comune di Parma in risposta alle proteste degli amici di Legambiente, il progetto era stato presentato a settembre in una riunione della Rete per Parma Città Verde, di cui anche il WWF fa parte. In quella sede, anche in considerazione del coinvolgimento di una Area di Riequilibrio Ecologico, AIPO (responsabile della gestione degli alvei fluviali) ci aveva presentato un progetto di “taglio selettivo”, che avrebbe eliminato gli alberi secchi o pericolanti, e ridotto le specie invasive (ailanto, robinia, ecc), a favore delle specie di maggior pregio, con una stima di abbattimento di circa il 30% degli esemplari esistenti. A domanda specifica, ci era stato risposto che il sottobosco (importante quanto gli alberi ai fini ecologici, vista la grande varietà di specie a cui offre cibo e protezione) sarebbe stato tagliato solo ove necessario per la circolazione dei mezzi d’opera.

Dal momento che la principale motivazione addotta per questo intervento è la sicurezza idraulica, nel rispetto più assoluto delle competenze, prerogative e responsabilità di AIPO, che fa questo di mestiere, ci permettiamo di segnalare che: 1) l’area in questione è già stata interessata più volte da piene importanti, tra cui quelle del 2014 (alluvione di Parma) e del 2017 (alluvione di Colorno), senza creare né subire danni rilevanti; 2) che bisogno c’era di radere al suolo tutto il sottobosco, che non ha alcun impatto, se non positivo, sulla sicurezza idraulica?

I risultati li possiamo vedere nelle foto che pubblichiamo di seguito, nelle quali confrontiamo il prima e il dopo. Crediamo che non richiedano ulteriori commenti.

La secca dei laghi di Cronovilla: qualche spiegazione.

cronovilla secca set 18Abbiamo raccolto nelle ultime settimane alcune richieste di chiarimenti da parte di visitatori di Cronovilla, stupiti dalla crescente severità delle secche estive dei laghi. Cerchiamo qui di spiegare brevemente, senza scendere in eccessivi tecnicismi, le principali motivazioni climatiche, geologiche e idrauliche del fenomeno.

I laghi di Cronovilla, pur essendo artificiali, sono alimentati in modo naturale dalla falda acquifera, che affiora sotto il Lago del Fontanone e riempie per caduta i bacini a valle. Non esiste collegamento con il reticolo superficiale (fiumi, fossi, canali), che permetta di “aprire il rubinetto” per regolare il livello dell’acqua. Si tratta in realtà di un fatto positivo, che garantisce una buona qualità delle acque e quindi dello stato ecologico del luogo, che però sta dimostrando qualche limite con il passare del tempo.

La falda è alimentata dalle piogge che bagnano in campi a sud dell’oasi. Un’area di estensione piuttosto limitata, separata dalle colline dal resto dei terreni più a ovest. Tale situazione, tradotta nel sottosuolo, isola questa falda acquifera dal circondario.
Nei primi anni 2000, periodo in cui è stata progettata l’Area di Cronovilla, la falda veniva alimentata anche dall’Enza. Con il drammatico abbassamento dell’alveo avvenuto in modo molto vistoso negli ultimi anni, ciò non avviene più, anzi l’acqua che arriva in falda dalle piogge si disperde in parte verso il fiume. L’immagine che segue schematizza il fenomeno.enza prima e dopo def
I cambiamenti climatici in atto, sempre più evidenti negli ultimi anni e culminati con l’epocale siccità del 2017, sono un altro elemento che non aiuta. La ricarica della falda avviene infatti con piogge persistenti, mentre l’acqua che cade sotto forma di rovesci intensi ma brevi, tipici dell’attuale “tropicalizzazione” delle precipitazioni, scorre via velocemente senza che il terreno abbia il tempo di assorbirla.
Altro duro colpo per l’alimentazione sotterranea delle falde è l’impermeabilizzazione dei suoli, avvenuta a sud dell’oasi in occasione di alcuni lavori negli ultimi anni, a causa della sostituzione della ghiaia escavata con il limo, una barriera impermeabile che ostacola l’infiltrazione dell’acqua verso la falda.

In sintesi, le opportunità di alimentazione dei laghi si sono ridotte: quando c’è pioggia persistente sui prati delle zone circostanti anche la falda di Cronovilla si ricarica, quando piove con fenomeni brevi anche se intensi ciò è scarsamente influente, quando piove in montagna e l’Enza ha acqua in abbondanza o è in piena, non c’è apporto d’acqua per Cronovilla.

Si deve aggiungere a questi fattori il crescente fabbisogno idrico dell’agricoltura, parte del quale viene soddisfatto con prelievi dalle falde.
Già dallo scorso anno abbiamo preso contatto con gli enti competenti, per valutare interventi che adeguino l’Area di Cronovilla alle mutate condizioni ambientali. I tempi non saranno brevi, ma speriamo di avere presto novità importanti da condividere con i tanti amici e visitatori dell’Oasi.

IL 20 MAGGIO TORNA LA GIORNATA DELLE OASI WWF

immagine festa oasi 18  OASI DI CRONOVILLA – PROGRAMMA

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RISERVA DEI GHIRARDI – PROGRAMMA

Domenica 20 maggio torna la Giornata della Oasi WWF, un’occasione straordinaria per celebrare la biodiversità del nostro Paese, ricchissimo di ambienti e specie naturali.

Verranno aperte gratuitamente al pubblico, con speciali eventi e visite guidate, le Oasi e le riserve del WWF che si potranno visitare per scoprire i tesori nascosti della natura italiana, come lupi, orsi, aquile, aironi, lontre, cervi e daini custoditi negli angoli più belli e suggestivi del nostro Paese, dal nord al sud d’Italia.

Il WWF Parma celebrerà la giornata nelle due aree protette che gestisce nel Parmense: la Riserva dei Ghirardi, presso Borgotaro, e l’Oasi di Cronovilla, a Vignale di Traversetolo. Le Oasi saranno aperte al pubblico a partire dalla mattina, con visite guidate e altre iniziative di sensibilizzazione sull’importanza della tutela della biodiversità.

La nostra festa delle Oasi precede la Giornata Mondiale della Biodiversità, il 22 maggio, indetta dall’Onu per sottolineare quanto sia importante difendere e tutelare la ricchezza della vita sulla Terra.

Il Pianeta in 40 anni ha perso più del 50% degli animali selvatici che un tempo lo abitavano. La causa di questa di questo disastro è l’incapacità dell’uomo di vivere in maniera sostenibile in un sistema naturale regolato da equilibri ecologici fragili e cruciali. La principale espressione della nostra aggressiva presenza su questo pianeta è l’uso criminale delle risorse naturali e in particolare il bracconaggio: un’azione deviata e perversa che in tutto il mondo sta portando all’estinzione di specie chiave per gli ecosistemi, come la tigre, il lupo, i rapaci e gli uccelli migratori.

Proprio per sensibilizzare su questi temi, domenica a Cronovilla verranno liberati alcuni splendidi uccelli, curati e recuperati al CRAS Rifugio Matildico di S. Polo d’Enza.
Ricordiamo che la giornata delle Oasi sarà anche il momento di chiusura dalla campagna “SOS Animali in trappola”: una maratona di raccolta fondi alla quale si può contribuire dal 6 maggio al 20 maggio, inviando un sms o chiamando da rete fissa il 45590.

Il programma delle giornate è disponibile sulle pagine social e sul sito web del WWF Parma

conoscere, far conoscere, tutelare la biodiversità – ciclo di incontri e uscite

 

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Vuoi conoscere la biodiversità del tuo territorio? Vuoi esplorarla sul campo, con l’aiuto di esperti Volontari WWF? Questa è l’occasione giusta! Primo incontro il 3 maggio.

qui trovi il programma completo

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la natura è allo stremo, ma le doppiette non possono tacere

INACCETTABILE CONSENTIRE LE PREAPERTURE CON FAUNA STREMATA DA INCENDI E SICCITA’

Anche la Regione Emilia-Romagna sta ignorando il parere scientifico dell’ISPRA

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  Il nostro non è un paese per la fauna selvatica. Una classe politica miope vorrebbe forse i cieli d’Italia vuoti rendendo concreto lo scenario preconizzato dal grande scrittore americano Jonathan Franzen: “Emptying the skies”. Dopo un’estate eccezionale per caldo, siccità e incendi, le Regioni italiane, senza che il ministero dell’Ambiente intervenga, danno il via libera come se nulla fosse successo ai cacciatori, per completare la mattanza della fauna selvatica, messa a durissima prova dal caos climatico e dai ladri di natura che hanno dato alle fiamme ampie zone dell’Italia, prendendo di mira in particolare le aree protette, che dovrebbero essere zone sicure per gli animali.

L’Abruzzo è l’unica Regione che ha fatto una breve dilazione – anche grazie alle vittorie davanti al TAR nei ricorsi presentati dal WWF contro i calendari venatori degli anni precedenti  – si caccerà  dal primo ottobre, anziché iniziare all’apertura della stagione venatoria il 17 settembre, ma c’è da aggiungere che tutte le altre 18 Regioni, tranne la Liguria che apre la caccia regolarmente il 17 settembre, hanno chiesto addirittura la pre-apertura della caccia (comprese la Campania, il Lazio, la Sardegna, la Sicilia, la Toscana più colpite dagli incendi) come se non fossimo in emergenza.

Non si registra alcun intervento di limitazione dell’attività venatoria, ignorando anche il parere dell’ISPRA. Secondo il WWF Italia, l’unica decisione  ragionevole  sarebbe stata quella di sospendere l’avvio della stagione venatoria, rinviando l’apertura della caccia di almeno un mese. Emblematica la situazione del Lazio dove da un lato la stessa Regione fornisce i dati drammatici degli incendi (“Un immenso patrimonio naturale è oramai andato in fumo”), dall’altro concede il via libera ai cacciatori con solo una ridicola limitazione d’orario. Tra tutte le regioni italiane, solo la Liguria non ha previsto la pre-apertura della caccia prima della terza domenica di settembre.

E’ singolare – sottolinea il WWF – che il Ministro dell’Ambiente Galletti non abbia ancora speso una parola di appoggio e condivisione del duro parere reso dall’ISPRA, istituto posto sotto il controllo dello stesso Ministero che ha chiesto in una lettera inviata alle Regioni di adottare provvedimenti per limitare l’attività venatoria proprio a causa degli incendi e della siccità che hanno colpito ampie zone del Paese. Atto dovuto quello di sostenere l’iniziativa di ISPRA da parte del Ministro, aggiunge il WWF,  anche in considerazione del fatto che “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale.

Anche la Regione Emilia-Romagna ha deciso purtroppo per un comportamento irresponsabile, con la decisione di non modificare i calendari venatori. Per il Delegato regionale del WWF Italia “quella stessa Regione che ha chiesto per tempo lo stato di calamità per la grande siccità di questa estate ritiene che la stessa siccità non sia un buon motivo per togliere ai cacciatori il loro passatempo preferito. Ecco perchè domani, due settembre, in un territorio stremato da mesi senza pioggia e con temperature senza precedenti, ricominceranno a cantare le doppiette. La strage “sportiva” non si può fermare, nemmeno nelle condizioni più estreme”.

disboscamenti selvaggi sui fiumi: il comunicato delle Associazioni Ambientaliste

disbosco

Clicca QUI   e  QUI  per i materiali presentati al convegno dello scorso 22 marzo

Le associazioni ambientaliste – Legambiente, Lipu, ReteambienteParma, WWF, tornano sulla questione dei disboscamenti nell’alveo e lungo le fasce fluviali del torrente Parma a Langhirano e Lesignano de’ Bagni. I lavori effettuati nel Parma sono solo un episodio dei tanti segnalati alle associazioni ambientaliste in questi ultimi due mesi da cittadini preoccupati per la distruzione di ambienti boschivi ripariali: il Baganza a San Vitale, il Lorno, il Rio Masdone, il Canale Milanino e altri ancora. Poiché la responsabilità della manutenzione dei corsi d’acqua è in capo a una serie di enti pubblici che devono operare nel rispetto di norme che si ritengono valide e non è compito delle associazioni seguire in modo analitico ogni intervento, si è deciso di concentrare l’attenzione sul caso di Langhirano, come situazione esemplare riferibile a tanti casi analoghi.

Le associazioni quindi, dopo avere fatto presente alle autorità competenti vari dubbi sulla correttezza dei lavori in corso e supportate da esperti di ecologica fluviale, hanno provveduto ad eseguire delle verifiche sul cantiere con la finalità di fornire al Comune di Langhirano suggerimenti utili al fine di migliorare la qualità ambientale dell’intervento. E’ noto, infatti, che la vegetazione fluviale va rimossa in alcune situazioni di rischio, ma va mantenuta dove svolge funzioni positive, come il rallentamento della corrente a beneficio dei tratti a valle, la difesa delle sponde, il miglioramento dell’ambiente acquatico ed il collegamento ecologico.

Al termine delle verifiche sul campo e della redazione delle proposte le associazioni hanno riferito in conferenza stampa l’esito dei lavori. “L’autorizzazione ed il progetto erano piuttosto generici, così abbiamo consegnato al Comune una lista di suggerimenti per eseguire i lavori in modo corretto” affermaPedrelli, “ma a un successivo controllo nessuno dei nostri suggerimenti risulta recepito, anzi, emergono numerose gravi difformità anche rispetto all’autorizzazione del Servizio Tecnico di Bacino”. Fior elenca in modo sintetico i gravi danni verificati: apertura non autorizzata di nuove piste con conseguente distruzione delle praterie con orchidee e taglio quasi totale di un raro bosco di ontani a causa del passaggio dei mezzi, , eliminazione di saliceti arbustivi, tagli di alberi fino a 150 metri dall’alveo, dove la vegetazione non costituisce ostacolo al deflusso delle acque e quando le prescrizioni parlano di 10 metri, taglio a raso, mancata rimozione della ramaglia e conseguente aumento del rischio idraulico”. Ottolini lamenta la difficoltà a trovare un dialogo con le autorità competenti: “abbiamo evitato di aprire polemiche sulla stampa, siamo stati disponibili a più incontri, in Comune e presso l’area di intervento, abbiamo consegnato un progetto dettagliato sul come era possibile operare nel rispetto delle leggi e dell’ambiente fluviale, ma siamo ancora in attesa di una risposta scritta e purtroppo la risposta è già arrivata nei fatti. L’unico criterio seguito è stato quello della riduzione dei costi e della massimizzazione dei ricavi, derivanti dalla vendita del legname asportato, per la ditta che ha eseguito i lavori”. Infine le associazioni individuano tra le cause della distruzione della vegetazione e degli ambienti fluviali, la mancanza di personale competente sia in fase progettuale che di esecuzione dei lavori e la modalità realizzazione dei lavori con la cosidetta compensazione che incentiva la ditta a tagliare ricavando un utile dallo sfruttamento di beni pubblici e multifunzionali. Le aree interessate dagli interventi hanno così perso molte delle loro funzioni non ultima quella ricreativa: nessuno più vorrà farsi una passeggiata in quei luoghi che, ricordano le associazioni, sono da poco stati inclusi nella Riserva MaB Unesco dell’Appennino Tosco-Emiliano e meritavano quindi ben altro trattamento.

Baganza: senza un progetto complessivo, la cassa d’espansione rischia di essere una risposta parziale

epa04446285 Part of a bridge in Parma, northern Italy, after flooding, 14 October 2014. Parma mayor Federico Pizzarotti has described the situation as 'much worse than expected' after the Baganza River burst its banks and left many parts of the northern city buried in mud. EPA/SANDRO CAPATTI +++(c) dpa - Bildfunk+++

Sicurezza e naturalità dei fiumi vanno a braccetto. Non ci può essere l’una senza l’altra. Anche per il Baganza la strategia deve essere questa. Lo sostengono WWF e Legambiente sulla base di numerosi studi scientifici e dei dati specifici che riguardano il Baganza che, in cinquant’anni, ha visto dimezzarsi il naturale spazio di esondazione, spazio rubato dalla cementificazione. Dunque la progettata Cassa d’espansione può rivelarsi utile solo se inserita in un intervento complessivo sul fiume, altrimenti sarà una soluzione solo parziale.

Ad un anno esatto dalla drammatica esondazione del Baganza, che sommerse i quartieri Montanara e Molinetto, una serie di interventi nel tratto cittadino del corso del torrente stanno cercando di garantire un maggiore livello di sicurezza, mentre si invoca come la panacea di tutti i mali la cassa d’espansione.

Pur comprendendo l’urgenza di dare risposte alla preoccupazione di tanti cittadini, non possiamo non rimarcare che si tratta di risposte estemporanee all’emergenza, senza un progetto complessivo di riqualificazione fluviale.

In particolare sul tema delle casse, è giusto ricordare che tutti i fiumi sono storicamente dotati di spazi che ospitano le acque in caso di piena. Si tratta delle golene, che anche il Baganza ha sempre avuto, fin dalla notte dei tempi. Purtroppo però, una cementificazione disordinata e male pianificata ha invaso lo spazio vitale del torrente con condomini, capannoni ed insediamenti di vario tipo. Per dare un’idea della gravità del fenomeno, il volume previsto per le future casse di espansione è meno della metà dello spazio antico delle golene, divorate dall’urbanizzazione. Se non si cambiano radicalmente le logiche con le quali si utilizza il territorio nelle vicinanze dei corsi d’acqua, nessun argine sarà mai abbastanza alto.

Per questo, WWF e Legambiente hanno redatto una serie di osservazioni al progetto della cassa d’espansione, volte a promuovere un approccio più complessivo alla questione, con lo scopo di garantire la salute del Baganza lungo tutto il suo corso. Tutto questo non va certo a discapito della difesa dei centri abitati e delle attività umane. Al contrario, per rendere sicuro il Torrente è indispensabile trattarlo come un corpo vivo, bisognoso di cure vere, non di palliativi. Se si riuscirà a migliorarne lo stato di salute dalla sorgente fino alla confluenza con il Parma, anziché intervenire qua e là con interventi estemporanei sui sintomi, si garantirà nel modo migliore la difesa dalle alluvioni, la qualità delle acque, e l’equilibrio ecologico. Il tutto a vantaggio dei Cittadini che vivono lungo il Baganza, che si trovino nelle alte valli, o a Parma.