Il ritorno del lupo in pianura ti entusiasma? Oppure ti inquieta? Credi che sia un problema da risolvere o un’opportunità da non perdere? Per farsi un’idea, è fondamentale partire da una conoscenza del fenomeno che si basi sulle conoscenze scientifiche, e non su speculazioni politiche o mistificazioni mediatiche.
Ecco perchè abbiamo deciso di parlarne con due tra i maggiori esperti italiani di lupi:
MARCO GALAVERNI Direttore Scientifico del WWF Italia
LUIGI MOLINARI Wolf Apennine Center
condurrà l’incontro ROLANDO CERVI Presidente WWF Parma
Il lupo è tornato sulle nostre montagne, suscitando sentimenti contrastanti, discussioni, strumentalizzazioni politiche e mediatiche. Con questo ciclo di incontri il WWF vuole contribuire alla corretta conoscenza, comprensione e interpretazione del fenomeno.
Di seguito la presa di posizione del WWF Italia, che plaude alla decisione del CDM di impugnare il vergognoso tentativo delle province di Trento e Bolzano di riaprire la caccia al lupo.
Parma è uno dei territori nei quali le mistificazioni e la malafede sulla questione lupo si sono maggiormente concentrati, basta ricordare lo scandaloso servizio-bufala delle iene, i ridicoli titoloni sulla Gazzetta, o i tanti tentativi di strumentalizzazione da parte di politichetti di paese in cerca di visibilità a buon mercato. Siamo perciò particolarmente soddisfatti della decisione del governo di tenere la barra dritta su una questione che non è solo ambientale, ma anche e soprattutto civile e culturale.
LUPI: WWF, DECISIONE CDM DI IMPUGNARE LEGGI TRENTO E BOLZANO SU ABBATTIMENTI LUPI E ORSI È SPLENDIDA NOTIZIA
La decisione del Consiglio dei ministri di impugnare le leggi delle province autonome di Trento e Bolzano, così come il WWF aveva chiesto sin dalla loro approvazione, è una splendida notizia per il futuro della Natura d’Italia e per quanti ogni giorno lavorano per difenderla e salvaguardarla.
Questi provvedimenti, infatti, rappresentavano un precedente gravissimo. La fauna è un bene indisponibile dello Stato e la gestione delle specie più importanti e minacciate va fatta almeno su base nazionale, avendo una visione complessiva e non localistica della loro conservazione, tanto da essere regolata da Direttive Europee ed internazionali.
La tutela della natura, quindi di specie, habitat ed ecosistemi, rappresenta un valore primario in capo allo stato. Il WWF nel ringraziare il ministro dell’Ambiente Sergio Costa gli da attodi aver coerentemente mantenuto una posizione di rigore rispetto a questo principio garantendo così anche una corretta applicazione dei piani previsti per queste specie e già condivisi anche con le province di Trento e Bolzano.
La convivenza con i grandi carnivori si garantisce solo con una corretta informazione e soluzioni concrete per la prevenzione dei danni, su cui la Provincia di Trento sta, in realtà, lavorando efficacemente, mentre quella di Bolzano non ha finora fatto alcunché. Ora è necessario continuare il percorso per prevenire i conflitti e favorire la convivenza con i lupi, sbloccando l’approvazione di un Piano nazionale di gestione del lupo che aveva ricevuto l’avvallo della larga maggioranza delle regioni e che avrebbe fornito strumenti utili e fondi per la conservazione e convivenza con il lupo, un animale simbolo della natura d’Italia.
Questa la risposta ad un’opinione pubblicata sulla Gazzetta nei giorni scorsi sul tema dei lupi, inviata congiuntamente agli amici della Lipu, mai pubblicata.
Abbiamo letto con estremo interesse l’intervento di Leopoldo Testi sul tema dei lupi. In particolare, ci è sembrato molto calzante il passaggio nel quale paventava possibili “eventi irreparabili”. In effetti il mondo venatorio ha tutte le competenze per parlare di tragedie irreparabili, dato che nei primi quattro mesi di questa stagione venatoria, da settembre a Natale, il canto delle doppiette ha lasciato sul campo in Italia 25 morti e 58 feriti. Le stesse doppiette che i cacciatori vedono come l’unico modo per effettuare quell’azione “equilibratrice” che Testi auspica a danno del lupo.
Si tratta di un’idea molto presente nel mondo venatorio e non solo, quando si parla di gestione della fauna selvatica. Soltanto che, a parte le ovvie considerazioni etiche, si tratta di pratiche che i fatti dimostrano essere inefficaci. L’esempio migliore sono proprio i cinghiali, che il Sig. Testi cita a supporto delle proprie elucubrazioni pseudoscientifiche. Il cinghiale è stato ripopolato scriteriatamente negli anni 60-70 proprio per sollazzare i cacciatori, per giunta con sottospecie più grandi e prolifiche di quelle autoctone, che hanno prodotto il recente boom demografico e i relativi, innegabili danni all’ambiente e all’agricoltura. Da ormai molti anni, i piani di controllo del cinghiale, svolti per lo più con l’incivile, dannosa e insensata tecnica della “braccata”, uccidono solo nel parmense svariate migliaia di capi ogni anno, senza che popolazioni e danni all’agricoltura accennino a diminuire. Per chiudere il cerchio, si noti che la numerosità del cinghiale è uno dei principali fattori che hanno favorito il ritorno del lupo, suo principale predatore.
Nessuno nega che la convivenza tra l’uomo e il lupo sia problematica: entrambe le specie occupano la parte alta della catena alimentare, è naturale che si ritrovino in competizione. Cosi come nessuno nega che si debba rafforzare il sistema di indennizzo per gli allevatori che subiscono danni da predazione. Problematica che esiste e che a noi sta a cuore, a differenza del mondo venatorio al quale tutto questo sembra interessare poco, intento come è a cavalcare le reazioni “di pancia” solo per il raggiungere il miraggio di un piano di abbattimento.
Se da una parte, le anacronistiche dichiarazioni del Sig. Testi portano “politicamente” acqua al mulino del mondo ambientalista, allargando peraltro il solco che distanzia mondi differenti, dall’altra ci prenderemmo pure, con intelligenza e con buon senso, la responsabilità di dialogare. Si tratta però di un tema serio e complesso, che richiede esperienza sul campo, competenze tecnico scientifiche, mente aperta ed onestà intellettuale, diventa davvero difficile trovare un terreno di confronto con argomentazioni come quelle esposte da Testi.
Ricordiamo peraltro che tutte le evidenze tecnico-scientifiche confermano che l’abbattimento non è una risposta efficace al problema. Esistono invece accorgimenti che possono minimizzare i danni causati dai lupi alla zootecnia e agli animali d’affezione. Sono già stati sperimentati con successo, anche nella nostra provincia, ma non contemplano piombo, polvere da sparo, e abbigliamento mimetico, per cui gli ultimi seguaci di Diana (per non parlare della potente lobby delle armi che si ingrassa grazie alle loro gesta), non sono disposti a prenderli in considerazione. Anche perchè si dimostrerebbe, una volta di più, che affidare la risoluzione di un problema a chi ha concorso a causarlo, non mai è un’idea saggia.
Questa la lettera di precisazione che abbiamo inviato alla gazzetta di parma a seguito dell’ennesimo episodio di cattiva informazione sul tema del lupo. Tra una foto delle vacanze, un’invettiva su un sacco del rudo incustodito, e la deontologia che ben conosciamo, non è detto che trovino lo spazio per pubblicarla..
Come se non bastassero le uscite estemporanee di tanti politichetti locali in cerca di visibilità a buon mercato, siamo costretti a segnalare un caso di informazione scorretta ad opera della Gazzetta di Parma sul tema dei lupi. Ci riferiamo all’articolo di ieri, 22 agosto, che raccontava di un avvistamento nel langhiranese.
Il cronista, dopo poche righe, butta lì una frase che sarebbe trascurabile se ascoltata ai tavoli di un’osteria, ma che non può passare sotto silenzio quando appare nelle pagine di un organo di informazione: “Mentre si discute se reintrodurre i lupi in Appennino sia stato saggio…”.
Siamo stupefatti che sia ancora necessario chiarire che non c’è mai stato alcun programma di reintroduzione del lupo in Italia. É una leggenda che gira da tempo, priva di fondamento e di qualunque riscontro, e troviamo davvero incredibile che la si debba vedere rilanciata sulle colonne di un quotidiano.
I lupi hanno ripopolato l’Appennino naturalmente, grazie alle loro caratteristiche sociali e biologiche, agevolati da alcuni fattori che possiamo sintetizzare così: le leggi a protezione della specie, introdotte negli anni ‘70, che hanno messo fine a secoli di sterminio, salvandola dall’estinzione; la diminuzione della presenza e dell’attività umana sulle nostre montagne; l’aumento di prede, in particolare i cinghiali. É utile anche chiarire che i lupi liberi in natura con radiocollare a scopo di studio e monitoraggio, sono stati raccolti a seguito di bracconaggio, incidenti o avvelenamenti, curati e poi rilasciati nei luoghi d’origine.
Chiediamo di pubblicare questa rettifica con una visibiltà almeno pari a quella dell’articolo citato. Crediamo che l’opinione pubblica, evidentemente molto colpita dal ritorno del lupo sul nostro territorio, abbia il diritto di ricevere dai media informazioni con un minimo di fondamento, che non alimentino e rilancino chiacchiere false e tendenziose, poi ognuno sarà libero di costruirsi un’opinione sulla base della propria cultura e sensibilità.
“Sono abituate a stare all’aria aperta” spiega un membro dello staff del WWF “ma oggi il tempo non è un granché…”
Le caprette hanno appena un paio di mesi, sono le ultime arrivate qui all’ Oasi dei Ghirardi, ma sanno già il fatto loro: hanno imparato che, ad una certa ora, si va fuori al pascolo ed appena ci vedono entrare nella stalla cominciano a protestare per il ritardo. Oggi però continua a piovere e le piccoline dovranno accontentarsi delle carezze dei pochi temerari che hanno deciso di sfidare pioggia e cielo grigio per venire, qui a Borgotaro, a visitare la Riserva Naturale dei Ghirardi.
Purtroppo le condizioni meteorologiche hanno scoraggiato molti visitatori ma a metà mattina arriva comunque un gruppetto di persone che non ha voluto rinunciare a festeggiare la Giornata delle Oasi con il WWF.
La mattina inizia quindi alla scoperta del bosco di querce con la guida GAE, Nadia Piscina, che ci racconta la vita del bosco (e dei suoi abitanti) attraverso i più piccoli dettagli: la struttura di una foglia, le fattezze di un albero, la forma di un’impronta trovata sul terreno ecc…
Stiamo camminando sotto la pioggia, facendo attenzione a dove mettiamo i piedi, quando, all’improvviso, qualcosa cattura la nostra attenzione: non molto lontano da noi c’è una coppia di cinghiali adulti con cuccioli al seguito. Sorpresi per il casuale incontro, quasi tratteniamo il fiato per non far notare la nostra presenza. Restiamo lì ad osservarli finché non si allontanano dalla nostra visuale.
L’escursione prosegue lungo i sentieri erbosi, tra orchidee, felci ecc… ogni tanto ci fermiamo ad osservare qualche impronta impressa sul fango o un insetto particolare. Il tempo vola via ed arriva il momento di rientrare al Centro visite dell’Oasi per un break a base di formaggi, pane fresco e salumi.
Lo sguardo del Border Collie
Nel pomeriggio l’allevatore Roby Mangia ci invita a vedere una dimostrazione di sheepdog.
Perplessità. ” Ok” pensi ” un cane che raduna le pecore… e allora? L’avrò visto almeno una decina di volte nei film…”
Ma Roby sembra così sicuro del fatto suo che alla fine, incuriosito, decidi comunque di andare a vedere.
Il cane di Roby è un bel border collie. E’ vivace e socievole: corre, gioca, non sta fermo un attimo, si lascia accarezzare più che volentieri. Mette allegria al solo guardarlo.
Ad un certo punto il padrone gli impartisce l’ordine di radunare le pecore ed in quel momento l’osservatore rimane letteralmente ammaliato dal repentino cambio di atteggiamento del cane, sembra quasi “trasformarsi”: non più docile giocherellone ma temibile predatore. Lo vedi correre veloce verso il gregge e scattare agilmente sul terreno bagnato.
I suoi movimenti sono agili ed eleganti, lo sguardo sembra quasi ipnotizzare le pecore (e non solo loro!).
Si avvicina al gregge con fare furtivo, si muove tenendo la pancia vicinissima al terreno, con la parte anteriore del corpo abbassata rispetto a quella posteriore. Quel suo sguardo fisso sulle pecore è un qualcosa che non si può descrivere a parole. Difficile non restarne affascinati.
Tutto in lui evoca l’immagine di un predatore che si accinge attaccare le proprie prede ma, in questo caso, le pecore non hanno nulla da temere: il border collie infatti non le morde né le aggredisce mai, si limita solo a compiere il proprio lavoro (riportarle nel recinto, radunarle o condurle da un posto ad un altro).
“(Il lavoro che lui fa in pochi minuti) un uomo da solo non riuscirebbe a farlo neanche in mezza giornata!” commenta un membro dello staff.
Dimostrazione di Sheepdog
Più osservi il border collie in azione più ti viene in mente qualcun altro…quelle movenze, quello sguardo che sembra voler ipnotizzare le pecore…tutto fa pensare ad un lupo che accerchia le prede per poi attaccarle.
Così si finisce a parlare proprio di lui, il cattivo per antonomasia, Sua Malvagità il Lupo, per scoprire che in realtà non è poi così cattivo, anzi.
Il povero animale continua ad essere vittima di pregiudizi e luoghi comuni. Nella nostra cultura incarna da sempre l’idea del male: lo temiamo fin da bambini per via del suo ruolo oscuro in fiabe quali Cappuccetto Rosso, I Tre Capretti ecc… poi diventiamo adulti e leggiamo certi titoli di giornale che non ce lo rendono certo più simpatico.
Tuttavia, nel sentire i discorsi di chi il lupo lo conosce davvero, ci si rende conto di essere effettivamente poco informati.
Ad esempio, lo sapevate che il lupo non attacca l’uomo? E che l’uomo non è affatto una sua potenziale preda?
Chi ha paura del lupo?
Una persona che lavora qui all’Oasi Ghirardi ci racconta di un suo incontro a distanza ravvicinata con un branco: ci parla del comportamento di questi animali, del loro sguardo (che affascina e spaventa al tempo stesso), delle loro abitudini ecc…
Mentre ascolti finisci con l’immedesimarti nel “terribile predatore” e cominci a vedere le cose dalla sua prospettiva: sei un lupo che vive nel branco e ne rispetta le regole; non hai nessuna voglia di imbatterti in un essere umano e, qualora dovesse succedere, preferiresti comunque scappar via piuttosto che passare all’attacco. No, non ti senti affatto cattivo e minaccioso quanto, piuttosto, “minacciato” (dai bracconieri, dall’uomo in generale, dai falsi miti ecc…).
A fine giornata si rientra in città con le scarpe sporche di fango ed i capelli un po’ bagnati ma con il bel paesaggio dell’Oasi impresso nella mente e la voglia di saperne di più su “nostro frate lupo” (per conoscerlo meglio e smettere, una volta per tutte, di demonizzarlo).
Normalmente i nostri post raggiungono qualche centinaio di contatti, i più riusciti sono arrivati a 2.000. Sarà l’attualità dell’argomento, sarà l’efficacia dello strumento del video, ma abbiamo fatto il botto!
In una settimana, il post ha raggiunto oltre un milione di persone, il video è stato visualizzato più di 350.000 volte, e la nostra pagina è passata dai 700 “like” racimolati nei primi anni di vita agli attuali 1600 e rotti. Il video è stato inoltre ripreso da La Repubblica Parma.
Questi numeri devono farci riflettere.
Spesso chi si occupa di ambiente lamenta una certa difficoltà nel raggiungere un pubblico vasto. I fatti dimostrano però che, se si sceglie il momento, lo strumento, e il linguaggio giusti, il muro dell’indifferenza si può infrangere!
Crassa ignoranza, sensazionalismo da due soldi, bufale note da anni: questi gli ingredienti indigesti dell’osceno “pezzo” andato in onda in una nota trasmissione televisiva.
Più bufale che iene: ancora un esempio di informazione scorretta sul lupo
“Più che di iene si è trattato di bufale, cioè di informazioni scorrette e di dati totalmente infondati”, è il commento di Enrico Ottolini, Delegato del WWF Italia per l’Emilia-Romagna, al servizio andato in onda martedì sera su “Le Iene”, un programma di intrattenimento di Italia 1. “E’ sbagliato parlare di migliaia di lupi, di aggressioni quotidiane e della leggenda del rischio per le persone, mettendo sullo stesso piano le opinioni di alcuni residenti locali non rappresentativi, con dati ed indicazioni di un centro di ricerca autorevole come il Wolf Appennine Center. Ed è ancora peggio presentare gravi atti illegali di bracconaggio, pericolosi per altre specie e per le persone, come “un modo per difendersi dal lupo”.
Il WWF conosce bene la realtà dell’Appennino emiliano dove gestisce anche alcune Oasi, fra cui la la Riserva Naturale Regionale dei Ghirardi, che si trova esattamente nella zona dove è stato girato il servizio delle “Iene”. La Riserva ospita un’azienda agricola, con cavalli, mucche, pecore, capre e altri animali domestici. Grazie ad alcune misure, come i cani da guardiania, la presenza del lupo qui non è un problema, anzi, è un fattore di contenimento della popolazione di cinghiale, che a differenza del lupo ha un impatto notevole sull’agricoltura.
Il WWF invita tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza del lupo e delle sue abitudini a visitare l’Oasi dei Ghirardi (oasighirardi.org) e a parlare con le persone che in questa zona lavorano per dare un futuro alla montagna e al suo patrimonio naturale.