UN CALDO DA RECORD

L’Italia, così come il resto dell’Europa, è da qualche settimana sotto la morsa di due anticicloni africani che si sono susseguiti, Cerbero e Caronte, che hanno portato temperature estremamente elevate su tutto lo stivale, Parma compresa.

Proprio ieri notte (fra il 19 e il 20 luglio) è stata registrata in città la temperatura minima più alta di quest’estate 2023, ben 26,1°C, che ha tenuto svegli molti di noi. Ma secondo Il Meteo.it, questo anticiclone dovrebbe indebolirsi in questi giorni, almeno nel nord del paese, si spera, riportando un po’ di riposo da questo gran caldo.
Questa estate 2023 ha già visto il raggiungimento di traguardi molto “caldi” non solo in Italia, ma in tutta l’Europa: andiamo subito a vedere qualche dato preoccupante.
Secondo il servizio Copernicus Climate Change dell’UE, infatti, il mese di giugno 2023 è stato il giugno con le temperature più elevate a livello globale, con +0,53°C rispetto alla media 1991-2020, superando così il precedente record del 2019. Tale dato si riferisce a tutta l’Europa nord-orientale, ma anomalie significative sono state riscontrate anche in parte del Canada e degli Stati Uniti, oltre che in Asia, Russia e Australia.

Copernicus poi ci dice che anche la temperatura a livello della superficie dei mari ha raggiunto un valore da record, sempre con riferimento al periodo 1991-2020 (linea nera nel grafico).

Un ulteriore dato ci informa sullo stato del ghiaccio marino antartico, che ha conosciuto una riduzione della sua estensione del 17% sotto la media da quando sono iniziate le osservazioni satellitari.
Ma i record non finiscono qui.
Secondo uno studio del Barcelona Institute for Global Health, un’altra serie di numeri estremi relativi al caldo estremo è stata raggiunta in Europa negli ultimi anni. Il rapporto, pubblicato quest’anno, si riferisce al numero dei morti per cause correlate all’incremento delle temperature nel periodo 2015-2022, per 823 regioni in 35 paesi europei, per un totale di 543 milioni di persone. I numeri sono i seguenti:
a. 61.672 morti attribuibili al caldo in Europa nel periodo considerato;
b. 18.010 i decessi registrati solamente nella nostra nazione: un primato triste per l’Italia, che risulta essere il paese con il numero di morti maggiore dovuti al caldo rispetto agli altri paesi europei;
c. il 63% di queste morti sono donne: in Italia, dei 18.010 decessi, 11.917 erano donne.

Per quanto riguarda l’O₃?
È ormai nota la relazione tra l’inquinamento atmosferico e l’insorgenza di patologie. La situazione italiana, soprattutto nei grandi centri urbani, non è particolarmente felice e la nostra città non fa eccezione. I monitoraggi che le agenzie per l’ambiente, come l’Arpae, effettuano periodicamente si concentrano su inquinanti come PM10, PM2.5, ossidi di azoto e di zolfo; tuttavia, vengono monitorati anche altri tipi di tossici, la cui azione sulla salute umana è meno nota ai più.
Sebbene siamo tutti a conoscenza del fondamentale ruolo che l’ozono (O3) svolge nel proteggerci dai raggi UV (UV-B e UV-C), particolarmente dannosi per la salute umana, pochi sanno che di per sé è un gas tossico: inalato in quantità relativamente basse può causare irritazioni e dolori al torace e alle mucose orofaringee, oltre che provocare irritazione agli occhi.
Anche se la risposta all’esposizione di O3 è differente da individuo a individuo, esistono alcune categorie della popolazione particolarmente a rischio:

  • i bambini, che soprattutto durante il periodo estivo trascorrono molte ore all’aperto;
  • le persone con malattie respiratorie croniche come l’asma;
  • le persone sane che praticano attività fisica all’aperto regolarmente, poiché sono più esposte a questo gas durante la giornata.

Nello strato più basso dell’atmosfera, la troposfera, con cui siamo a contatto diretto ogni giorno, questo tossico si può formare per vie secondarie a seguito di reazioni fotochimiche (che coinvolgono la luce solare) e a partire dagli ossidi di azoto NOx e dai COV (composti organici volatili) generati soprattutto dal traffico veicolare, specie nelle aree urbane e in condizioni in cui vi è la presenza di un’elevata radiazione solare (il giorno estivo per intenderci).
Proprio per questo motivo Arpae ha monitorato i giorni favorevoli alla formazione di O3 troposferico in Emilia-Romagna, scegliendo come indicatore il superamento di 29°C nella temperatura massima giornaliera per il periodo Aprile-Settembre, dal 2013 al 2022.

Come è possibile evincere dall’istogramma sottostante, il 2022 è stato l’anno peggiore in questo senso, “comportando un superamento diffuso dell’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana ed un aumento dei superamenti della soglia di informazione rispetto al 2021″. Come Arpae tende a sottolineare, questo andamento è stato ulteriormente criticato dalle condizioni meteo-climatiche particolarmente calde registrate nel 2022.

Percentuale di giorni favorevoli alla formazione di ozono troposferico, nel periodo aprile-settembre (2013-2022):

Inoltre su tutto il territorio regionale, nel 2022, sono stati continuamente superati i valori obiettivo per la salute umana (120 μg/  ) e soprattutto nella zona ovest della regione, per più giorni consecutivi come mostrato dalla seguente mappa che ci mostra la distribuzione territoriale del numero di giorni in cui il massimo giornaliero della media su 8 ore supera i 120 μg/ (2022).

Le nostre fonti:
https://climate.copernicus.eu/copernicus-record-north-atlantic-warmth-hottest-june-record-globa
https://www.gazzettadiparma.it/italia-mondo/2023/07/06/news/giugno-e-stato-il-mese-piu-caldo-di-sempre-722792/
https://www.nature.com/articles/s41591-023-02419-z
https://webbook.arpae.it/aria/index.html
https://webbook.arpae.it/indicatore/O3-obiettivo-a-lungo-termine-per-la-popolazione-00001/?id=670151aa-2fe2-11e2-95e1-11c9866a0f33

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