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La transizione ecologica e i suoi costi

La sopravvivenza delle specie presenti sulla Terra, uomo compreso, è fortemente dipendente dallo “stato di salute” della biodiversità. Questo termine apparentemente così semplice, nasconde un significato di vasta portata, poiché comprende non solo la ricchezza e la diversità delle specie viventi sul nostro pianeta – dal livello molecolare al livello di ecosistema – ma anche la diversità delle interazioni fra gli organismi e il loro ambiente di vita.

Le stesse società umane si sono sviluppate e accresciute nel corso dei secoli grazie alla biodiversità e ai processi che si svolgono all’interno degli ecosistemi, tanto che il Millenium Ecosystem Assessment (MEA), l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa di studiare l’impatto della distruzione degli ecosistemi sul benessere umano, ha definito il concetto di serivizi ecosistemici, inteso come «i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano». Questi servizi possono essere suddivisi nelle categorie mostrate nel grafico seguente:

La conoscenza di tutti questi fondamentali servizi resi alle nostre comunità, ha spinto i bioeconomisti a “monetizzare” la natura, ovvero assegnare ai vari servizi ecosistemici un valore economico. Questo passaggio, per quanto rischioso e difficile possa essere, può in realtà rappresentare uno strumento valido e utile per diffondere la conoscenza dell’importanza dei sistemi naturali anche fra i non addetti ai lavori, come le parti politiche, permettendo loro di proporre ed attuare investimenti “green”, finalizzati ad una transizione ecologica, oggi più che mai necessaria.

Ovviamente questa transizione richiede sforzi economici importanti, costi destinati ad aumentare considerevolmente nei prossimi decenni se le opportune misure di mitigazione non saranno prontamente messe in atto.

Per fare un esempio “locale” ed attuale di questi costi, l’Unione Europea ha stanziato ben 360 milioni di euro nei progetti per il raggiungimento della neutralità carbonica (entro il 2030) per ognuna delle 100 città europee selezionate a questo scopo, fra le quali la nostra, Parma.

Spesso però si tende a pensare solamente a quanto ci costerà questa transizione ecologica quando in realtà si dovrebbe fare il ragionamento inverso, ovvero dovremmo chiederci: quali costi saremo costretti a sostenere se non attuassimo questa transizione?

Vediamo qualche numero.

Stime del Global Turning Point Report 2022 di Deloitte ci dicono che il costo del cambiamento ambientale potrebbe raggiungere i 178 trilioni di dollari nei prossimi 50 anni se non saranno adottate misure di mitigazione e compensazione dei danni ambientali dati dall’impronta antropica sul pianeta.

Studi dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ci dicono che sono circa 1,4 milioni le persone che muoiono ogni anno in Europa per cause dovute ai rischi ambientali, di cui ben la metà dovute all’inquinamento atmosferico. L’estate scorsa oltre 20.000 persone sono morte solamente per il caldo estremo.

Il progetto europeo ESPON TITAN, conclusosi nel 2017, ci dice che negli ultimi vent’anni abbiamo assistito anche al susseguirsi di eventi estremi che aumentano di frequenza e di intensità generando danni stimati per un totale di 77 miliardi di euro; esempi recenti sono l’ alluvione in Romagna o le grandinate che hanno devastato il Veneto e la Lombardia. L’agenzia europea per l’ambiente invece ci informa che, considerando gli ultimi 40 anni, il costo dei danni ambientali sale addirittura a 446 miliardi di euro.

Come è facile comprendere dalle stime riportate sopra, gli innumerevoli costi che i cambiamenti ambientali stanno portando non si limitano quindi alla sola sfera economica, ma coinvolgono direttamente anche la salute umana e la stabilità del territorio. E questi costi potrebbero conoscere rialzi significativi nel prossimo futuro, coinvolgendo di conseguenza le prossime generazioni.

Nature Restoration Law: e adesso cosa si fa?
La Nature Restoration Law approvata lo scorso 12 Luglio dalla Commissione Europea è un’ importante legge che si prefigge di arrestare ed invertire il trend di peggioramento dello stato degli ecosistemi europei: si stima infatti che ben l’80% degli habitat sul territorio comunitario siano in condizioni di declino. Nonostante le iniziali resistenze di alcune parti politiche, la legge è fortunatamente passata anche se con qualche taglio rispetto alla sua formulazione originaria.

Questo provvedimento mira a:

⦁ ripristinare almeno il 20% del territorio terrestre e marino ed impedirne l’ulteriore deterioramento;
⦁ contribuire al raggiungimento degli obiettivi di mitigazione del riscaldamento climatico;
⦁ assicurare un recupero della biodiversità per rendere la natura resiliente
⦁ costruire un’Europa robusta, equa e sostenibile.

Inoltre, si stima che per ogni singolo euro investito nella protezione della natura, potremmo ricevere un benefit di ritorno – in termini di servizi ecosistemici – che spazia dagli 8€ ai 38€.

Ma concretamente quali misure sarebbe opportuno adottare? Abbiamo preparato un piccolo elenco, non esaustivo, delle azioni utili che sono state individuate da vari esperti, per attuare la Nature Rrestoration:

Rinaturalizzazione dei corsi fluviali. Si potrebbero sfruttare le opere di ingegneria naturalistica per creare casse di espansione utili a mitigare gli eventuali danni derivanti dalle piene sempre più frequenti e devastanti oppure sfruttare le tecniche di biorimediazione ambientale, come la fitodepurazione per ripulire i fiumi dall’inquinamento;

Connettività fra gli ecosistemi. Creare corridoi ecologici per preservare la biodiversità e mantenere l’integrità dei sistemi ambientali;

Preservare le petland (ovvero le torbiere), ambienti fondamentali in quanto importanti serbatoi di carbonio (uno strato di 15cm di torbiera contiene più carbonio per ettaro rispetto a una foresta tropicale!);

Inserimento di elementi naturali negli agroecosistemi, come semplicemente delle siepi attorno alle coltivazioni, in modo tale da favorire una maggior biodiversità, in particolare quella degli insetti impollinatori (ma non solo); calare o meglio, azzerare l’utilizzo di pesticidi di sintesi;

Opere di greening urbano. Più verde in città porta notevoli vantaggi, come proteggerci dalle isole di calore negli spazi cittadini, rimuovere gli inquinanti ma anche tutelare la nostra salute psicofisica.

Ognuna di queste azioni si tradurrà in protezione integrata della natura, con benefici diretti sulla biodiversità ma anche sul nostro benessere psicologico, fisico e sociale. E non solo: le alterazoni climatiche saranno mitigate, gli eventi alluvionali e le siccità contenute, la protezione del capitale naturale renderà gli ecosistemi più robusti e resilienti, quindi meno impattati e più produttivi, in un’ottica di sostenibilità.

Riteniamo l’approvazione di questa legge un passo fondamentale nella difesa comunitaria della natura.

Non sprechiamo questa opportunità.

Le nostre fonti:

⦁https://environment.ec.europa.eu/topics/nature-and-biodiversity/nature-restoration-law_en https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/i-costi-che-pi-vanno-calcolati
⦁https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/manuali-lineeguida/6985_MLG_642010.pdf https://www.gia.pr.it/download/25758/2016/07/Clima-Parma-pioniera.pdf
⦁https://www.wwf.it/pandanews/societa/politica/il-manifesto-per-la-nature-restoration-law/ https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=115289
⦁https://greenreport.it/news/economia-ecologica/clima-quanto-ci-costa-non-fare-la-transizione-energetica/
⦁https://www.huffingtonpost.it/dossier/terra/2023/07/13/news/piu_spazio_ai_fiumi_e_ai_campi_bio_cosi_il_restauro_della_natura_cambiera_il_paesaggio-12667173/
⦁http://www.lipu.it/news-natura/notizie/16-comunicati-stampa/1892-il-testo-del-manifesto-a-sostegno-della-nature-restoration-law
⦁https://www.greenplanner.it/2022/06/10/transizione-ecologica-costi/#:~:text=con%20benefici%20superiori-,Quanto%20costa%20la%20transizione,Tanto%2C%20ma%20con%20benefici%20superiori&text=Non%20possiamo%20permetterci%20ulteriori%20ritardi,dollari%20nei%20prossimi%20cinquant’anni