Nuovo Tardini, una cambiale in bianco sul futuro in cambio di un nastro da tagliare.

Abbiamo deciso, assieme a tante altre associazioni, di aderire alla campagna di raccolta firme promossa dal Comitato Tardini Sostenibile, perchè riteniamo inaccettabile il modo in cui l’iter è stato portato avanti fino a questo punto.

L’Amministrazione Comunale, senza apprezzabile soluzione di continuità tra la precedente e l’attuale, ha manifestato una sconcertante abdicazione al proprio ruolo: è bastato che un privato prospettasse un’opera faraonica dicendo “tranquilli, offro io”, perché pensassero di cedere per 90 anni un intero quartiere “chiavi in mano”. Una cambiale in bianco sul futuro in cambio di un nastro da tagliare.

Riteniamo inaccettabile che il Comune rinunci a valutare seriamente, con uno sguardo aperto, sistemico e lungimirante, se il progetto proposto sia la cosa migliore per la Comunità nel suo insieme, e quali alternative siano concretamente percorribili.

E di certo non ha migliorato la situazione il recente “processo partecipativo”: un simulacro di consultazione improduttivo e irritante, allestito forse nella speranza di potersi lavare pilatescamente le mani al momento della decisione finale.

Nell’insieme una vicenda di desolante mediocrità, che crediamo vada fermata per potere eventualmente ripartire su presupposti nuovi, realmente condivisi.

Cogliamo l’occasione per alcune veloci puntualizzazioni, per fissare almeno nelle linee generali la nostra posizione sulla questione.

  • Non siamo contrari a mantenere il Tardini nell’attuale collocazione, pur sapendo quanto importanti siano gli impatti di un impianto del genere sulla vita del quartiere: ambientali, sociali, di sicurezza, di mobilità, ecc. Riteniamo però che l’ipotesi di mantenerlo in loco, a maggior ragione se si pensa di aggiungere nuove funzioni, debba essere valutata con molta attenzione, mettendo in testa alle priorità la sostenibilità ambientale e sociale per la Comunità. In questo senso crediamo che una ristrutturazione anche drastica sia preferibile alla demolizione e ricostruzione, con il suo corollario di nuovi parcheggi e superfici commerciali.
  • Tra le ipotesi di delocalizzazione emerse in questi mesi – anche se pare che ad oggi non si voglia seriamente considerare questa possibilità – ci sembra che l’unica plausibile, in termini di saldo costi-benefici urbanistici, viabilistici e ambientali, sia quella della zona mercati.
  • Nessuno pensa che il Parma Calcio e il suo Presidente siano i “cattivi” della situazione. Un privato ha tutto il diritto di perseguire i propri interessi nei modi consentiti della legge, e nessuno è così ingenuo da credere che qualcuno arrivi dall’America e di punto in bianco stacchi un assegno da 100 milioni in cambio di un piatto di anolini. Tutto questo non deve però far dimenticare l’articolo 41 della Costituzione, secondo il quale l’iniziativa economica privata “(…) non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza (…)”
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