Stiamo vivendo un’epoca di cambiamenti drammatici sotto svariati punti di vista. I drammi ambientali a cui stiamo assistendo stanno alterando in maniera così importante gli ecosistemi che gli scienziati hanno sentito la necessità di coniare un nuovo termine per identificare questo periodo geologico: antropocene, ovvero l’epoca dell’uomo. Nonostante il disaccordo su quando collocare il suo effettivo inizio, si può ragionevolemte supporre che esso sia iniziata a partire dalla metà del secolo XX, nel contesto del “The Great acceleration”. L’incremento demografico, il sovrasfruttamento delle risorse, l’aumento nelle concentrazioni di gas serra, l’incremento nell’utilizzo di pesticidi e di sostanze inquinanti e il consumo di acqua e suolo sono solo alcuni dei trend socio-ambientali cui stiamo assistendo e ognuno di essi contribuisce, fra le altre cose, al declino della biodiversità.
Ma quali sono le principale cause del declino della biodiversità? L’HIPPO!
Il grande sociobiologo O. E. Wilson, recentemente scomparso, ha proposto un acronimo (H.I.P.P.O.) per identificare – e tenere bene a mente – le principali cause del declino della biodiversità sul nostro pianeta (con il cambiamento climatico a fare da sfondo):
⦁ H – Habitat loss, la distruzione degli habitat
⦁ I – Invasive species, l’introduzione accidentale o non di specie aliene invasive
⦁ P – Pollution, le forme di inquinamento
⦁ P – Population, la crescita demografica
⦁ O – Overeharvesting, il sovrasfruttamento delle risorse
Il risultato finale di queste forzanti è l’estinzione delle specie e con esse tutti i servizi ecosistemici.
Lo stato della biodiversità animale: il Living Planet Index (LPI) WWF del 2022
Il Living Planet Index sviluppato dal WWF rappresenta una misura dello stato di salute della diversità biologica sulla Terra con un focus particolare sui vertebrati ed è calcolato basandosi sui trend di abbondanza relativa di numerose specie selvatiche.
I dati di abbondanza relativa (ovvero la % con cui una specie contribuisce al totale degli individui di una comunità) sono importanti indicatori realtivamente ai cambiamenti di un dato ecosistema in un dato momento: i suoi cali ci dicono che un certo ecosistema è in sofferenza.
Il grafico seguente mostra la variazione media dell’abbondanza relativa di 5.230 specie di vertebrati terrestri e acquatici monitorate a livello globale, a partire dal 1970, anno di pubblicazione del primo LPI. La linea bianca mostra i valori dell’indice: al 2018 il calo medio nell’abbondanza delle popolazioni è del 69%!
Questo grafico però fornisce una visione generale a livello dell’intero pianeta. In realtà esistono differenze fra le varie parti della terra: il declino maggiore lo si osserva nelle aree dell’America latine e dei Caraibi, che hanno conosciuto un decremento molto rapido ed accentuato: in tali casi il valore LPI ha raggiunto il 94%.
E gli insetti?
Un gruppo di animali che spesso è ingiustamente trascurato (o odiato) dai più sono gli insetti. Come stanno i rappresentanti di questa immensa classe degli artropodi?
Quest’immagine rappresenta il cosiddetto “aneddoto del parabrezza”, come definito da J. Acorn, secondo cui è facile notare che il numero degli insetti morti spiaccicati sui nostri parabrezza dopo aver guidato sia sensibilemnte minore rispetto a quanto era un tempo. Un’immagine forse poco “scientifica” ma sicuramente molto efficace come strumento comunicativo e che riassume lo stato di questa classe di animali.
Un recente studio ha infatti stimato che ogni anno, le popolazioni di insetti a livello mondiale, diminuiscono di un valore compreso fa l’1% e il 2%. Una vera e propria “apocalisse”, come la definiscono gli autori, dal momento che gli insetti giocano un ruolo fondamentale negli equilibri di moltissimi ecosistemi, fra i quali quelli agrozootecnici che caratterizzano più del 55% del territorio della nostra regione.
Le cause principali del loro declino, neanche a dirlo, rientrano nell’ H.I.P.P.O. descritto brevemente qui sopra: predita di habitat (H) e deforestazione, introduzione di specie esotiche invasive (I) e utilizzo indiscriminato di pesticidi (P).
L’impatto più preoccupante riguarda in particolare tutti gli impollinatori, un vasto gruppo di insetti che permettono la fecondazione delle piante e di conseguenza anche la produzione del cibo.
Ma chi sono gli impollinatori? E quanti sono?
Nell’immaginario collettivo, quando si pensa agli impollinatori, il pensiero ricade immediatamente sulle api, in quanto ben note e presenti sul territorio italiano con 151 specie native. Ma nella realtà dei fatti sono ben 350.000 le specie che in qualche modo svolgono il ruolo di impollinatori, fra i quali ricordiamo i sirfidi, le farfalle, le vespe, le falene, alcuni coleotteri e anche alcuni pipistrelli! A questo elenco è doveroso anche aggiungere le zanzare: nonostante siano odiate e temute per le loro punture che possono anche trasmettere malattie infettive gravi, esse svolgono un ruolo importante come impollinatori e sono anche fonte di cibo per altri animali, come ragni e uccelli.
L’Italia ha redatto due liste rosse (Red List della IUCN*) per i due gruppi maggiori: api e farfalle.
⦁ Lo stato delle farfalle. Riportiamo il testo della Rd List: “Delle 289 specie valutate, una è estinta nella regione in tempi recenti. Le specie minacciate di estinzione sono un totale di 18, pari al 6.3% delle specie valutate. La maggior parte delle popolazioni italiane sono stabili”.
⦁ Lo stato delle api. Riportiamo il testo della Red List: “Delle 151 specie valutate, 5 sono in pericolo critico di estinzione e non sono state ritrovate di recente, pertanto sono considerate potenzialmente estinte. Altre 2 specie sono in pericolo critico, 10 specie sono in pericolo, 4 specie sono vulnerabili (in totale sono quindi 21 le specie a rischio di estinzione) e altre 13 sono prossime ad uno stato di minaccia”.
Inoltre il valore economico derivante dall’impollinazione operata da questi insetti si aggira sui 153 miliardi di euro all’anno, a livello mondiale!
*La IUCN è l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, un’organizzazione non governativa internazionale che si prefigge di studiare la natura e la biodiversità per imparare a conoscerla e a proteggerla. Fra le altre cose stila le Liste Rosse (Red List), un elenco di specie (dai vertebrati agli insetti, dai coralli alla flora) che vengono valutate in base al loro stato di conservazione in estinte, in pericolo, vulnerabili e così via per permettere una pianificazione nella gestione della biodiversità. Ecco il link al sito: http://www.iucn.it/
Prima di lasciarci, vi vogliamo suggerire due libri molto interessanti sul tema estinzioni e declino delle biodiversità:
⦁ La sesta estinzione – una storia innaturale. Elisabeth Kolbert, 2016
⦁ Terra silenziosa – come possiamo e perchè dobbiamo evitare che gli insetti scompaiano. Dave Goulson (il Saggiatore, 2022)
Le nostre fonti:
⦁file:///C:/Users/lnv%20f0fw004jix/Desktop/argomenti%20rubrica%20settimanale/Screen%20e%20infografiche%20per%20post/WWF-LivingPlanetReport2022.pdf
⦁ https://www.greenme.it/ambiente/natura/insetti-estinzione-massa/
⦁ https://www.isprambiente.gov.it/it/archivio/notizie-e-novita-normative/notizie-ispra/2021/09/insetti-e-impollinatori-il-9-di-api-e-farfalle-a-rischio-estinzione
⦁ https://futureearth.org/2015/01/16/the-great-acceleration/
⦁ https://www.agrifoodtoday.it/ambiente-clima/api-morti-impollinazione.html
⦁ https://www.practicepraxis.org/journal/an-unprecedented-attempt-to-delegate-extinction-to-the-chapters-of-history-a-review-of-joe-romans-listed-and-a-small-discussion-on-endangered-species
⦁ https://www.wwf.it/specie-e-habitat/specie/impollinatori/#:~:text=Gli%20insetti%20impollinatori%20non%20sono,falene%2C%20alcuni%20coleotteri%20e%20vespe.
⦁ https://greenreport.it/news/comunicazione/a-cosa-servono-le-zanzare/