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IL DECLINO DELLA BIODIVERSITÀ ANIMALE

Stiamo vivendo un’epoca di cambiamenti drammatici sotto svariati punti di vista. I drammi ambientali a cui stiamo assistendo stanno alterando in maniera così importante gli ecosistemi che gli scienziati hanno sentito la necessità di coniare un nuovo termine per identificare questo periodo geologico: antropocene, ovvero l’epoca dell’uomo. Nonostante il disaccordo su quando collocare il suo effettivo inizio, si può ragionevolemte supporre che esso sia iniziata a partire dalla metà del secolo XX, nel contesto del “The Great acceleration”. L’incremento demografico, il sovrasfruttamento delle risorse, l’aumento nelle concentrazioni di gas serra, l’incremento nell’utilizzo di pesticidi e di sostanze inquinanti e il consumo di acqua e suolo sono solo alcuni dei trend socio-ambientali cui stiamo assistendo e ognuno di essi contribuisce, fra le altre cose, al declino della biodiversità.

Lo stato della biodiversità animale: il Living Planet Index (LPI) WWF del 2022
Il Living Planet Index sviluppato dal WWF rappresenta una misura dello stato di salute della diversità biologica sulla Terra con un focus particolare sui vertebrati ed è calcolato basandosi sui trend di abbondanza relativa di numerose specie selvatiche.
I dati di abbondanza relativa (ovvero la % con cui una specie contribuisce al totale degli individui di una comunità) sono importanti indicatori realtivamente ai cambiamenti di un dato ecosistema in un dato momento: i suoi cali ci dicono che un certo ecosistema è in sofferenza.
Il grafico seguente mostra la variazione media dell’abbondanza relativa di 5.230 specie di vertebrati terrestri e acquatici monitorate a livello globale, a partire dal 1970, anno di pubblicazione del primo LPI. La linea bianca mostra i valori dell’indice: al 2018 il calo medio nell’abbondanza delle popolazioni è del 69%!

Questo grafico però fornisce una visione generale a livello dell’intero pianeta. In realtà esistono differenze fra le varie parti della terra: il declino maggiore lo si osserva nelle aree dell’America latine e dei Caraibi, che hanno conosciuto un decremento molto rapido ed accentuato: in tali casi il valore LPI ha raggiunto il 94%.

E gli insetti?
Un gruppo di animali che spesso è ingiustamente trascurato (o odiato) dai più sono gli insetti. Come stanno i rappresentanti di questa immensa classe degli artropodi?

Quest’immagine rappresenta il cosiddetto “aneddoto del parabrezza”, come definito da J. Acorn, secondo cui è facile notare che il numero degli insetti morti spiaccicati sui nostri parabrezza dopo aver guidato sia sensibilemnte minore rispetto a quanto era un tempo. Un’immagine forse poco “scientifica” ma sicuramente molto efficace come strumento comunicativo e che riassume lo stato di questa classe di animali.


Un recente studio ha infatti stimato che ogni anno, le popolazioni di insetti a livello mondiale, diminuiscono di un valore compreso fa l’1% e il 2%. Una vera e propria “apocalisse”, come la definiscono gli autori, dal momento che gli insetti giocano un ruolo fondamentale negli equilibri di moltissimi ecosistemi, fra i quali quelli agrozootecnici che caratterizzano più del 55% del territorio della nostra regione.


Le cause principali del loro declino, neanche a dirlo, rientrano nell’ H.I.P.P.O. descritto brevemente qui sopra: predita di habitat (H) e deforestazione, introduzione di specie esotiche invasive (I) e utilizzo indiscriminato di pesticidi (P).
L’impatto più preoccupante riguarda in particolare tutti gli impollinatori, un vasto gruppo di insetti che permettono la fecondazione delle piante e di conseguenza anche la produzione del cibo.

Ma chi sono gli impollinatori? E quanti sono?
Nell’immaginario collettivo, quando si pensa agli impollinatori, il pensiero ricade immediatamente sulle api, in quanto ben note e presenti sul territorio italiano con 151 specie native. Ma nella realtà dei fatti sono ben 350.000 le specie che in qualche modo svolgono il ruolo di impollinatori, fra i quali ricordiamo i sirfidi, le farfalle, le vespe, le falene, alcuni coleotteri e anche alcuni pipistrelli! A questo elenco è doveroso anche aggiungere le zanzare: nonostante siano odiate e temute per le loro punture che possono anche trasmettere malattie infettive gravi, esse svolgono un ruolo importante come impollinatori e sono anche fonte di cibo per altri animali, come ragni e uccelli.


L’Italia ha redatto due liste rosse (Red List della IUCN*) per i due gruppi maggiori: api e farfalle.
⦁ Lo stato delle farfalle. Riportiamo il testo della Rd List: “Delle 289 specie valutate, una è estinta nella regione in tempi recenti. Le specie minacciate di estinzione sono un totale di 18, pari al 6.3% delle specie valutate. La maggior parte delle popolazioni italiane sono stabili”.
⦁ Lo stato delle api. Riportiamo il testo della Red List: “Delle 151 specie valutate, 5 sono in pericolo critico di estinzione e non sono state ritrovate di recente, pertanto sono considerate potenzialmente estinte. Altre 2 specie sono in pericolo critico, 10 specie sono in pericolo, 4 specie sono vulnerabili (in totale sono quindi 21 le specie a rischio di estinzione) e altre 13 sono prossime ad uno stato di minaccia”.


Inoltre il valore economico derivante dall’impollinazione operata da questi insetti si aggira sui 153 miliardi di euro all’anno, a livello mondiale!


*La IUCN è l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, un’organizzazione non governativa internazionale che si prefigge di studiare la natura e la biodiversità per imparare a conoscerla e a proteggerla. Fra le altre cose stila le Liste Rosse (Red List), un elenco di specie (dai vertebrati agli insetti, dai coralli alla flora) che vengono valutate in base al loro stato di conservazione in estinte, in pericolo, vulnerabili e così via per permettere una pianificazione nella gestione della biodiversità. Ecco il link al sito: http://www.iucn.it/


Prima di lasciarci, vi vogliamo suggerire due libri molto interessanti sul tema estinzioni e declino delle biodiversità:
La sesta estinzione – una storia innaturale. Elisabeth Kolbert, 2016
Terra silenziosa – come possiamo e perchè dobbiamo evitare che gli insetti scompaiano. Dave Goulson (il Saggiatore, 2022)

Le nostre fonti:
⦁file:///C:/Users/lnv%20f0fw004jix/Desktop/argomenti%20rubrica%20settimanale/Screen%20e%20infografiche%20per%20post/WWF-LivingPlanetReport2022.pdf
https://www.greenme.it/ambiente/natura/insetti-estinzione-massa/
https://www.isprambiente.gov.it/it/archivio/notizie-e-novita-normative/notizie-ispra/2021/09/insetti-e-impollinatori-il-9-di-api-e-farfalle-a-rischio-estinzione
https://futureearth.org/2015/01/16/the-great-acceleration/
https://www.agrifoodtoday.it/ambiente-clima/api-morti-impollinazione.html
https://www.practicepraxis.org/journal/an-unprecedented-attempt-to-delegate-extinction-to-the-chapters-of-history-a-review-of-joe-romans-listed-and-a-small-discussion-on-endangered-species
https://www.wwf.it/specie-e-habitat/specie/impollinatori/#:~:text=Gli%20insetti%20impollinatori%20non%20sono,falene%2C%20alcuni%20coleotteri%20e%20vespe.
https://greenreport.it/news/comunicazione/a-cosa-servono-le-zanzare/

nuovo documento IPCC sul rapporto tra cambiamento climatico e suolo

L’IPCC, Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico dell’ONU, ha pubblicato il rapporto speciale Climate Change and Land (SRCCL) su clima, desertificazione, degrado del suolo, gestione sostenibile del territorio, sicurezza alimentare e flussi di gas serra negli ecosistemi terrestri. Il Report è stato approvato mercoledì 7 agosto 2019 a Ginevra, e presentato in conferenza stampa l’8 agosto. A questo link trovate la versione ridotta, il Summary for policymakers, al momento disponibile in inglese, ma che dovrebbe presto uscire nella traduzione italiana.

Per capire l’importanza del tema, basta leggere il paragrafo di apertura del report:

“Il suolo fornisce le basi fondamentali per la vita e il benessere umano, tra cui cibo, acqua dolce, e molteplici servizi ecosistemici, oltre alla biodiversità. L’uso umano impatta direttamente più del 70% (tra il 69 e il 76%) della superficie del globo libera da ghiacci. Il suolo gioca un ruolo importante anche nel sistema climatico. “

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OVERSHOOT DAY: OGGI L’UMANITÀ HA ESAURITO IL ‘BUDGET’ ANNUALE DEL PIANETA

STIAMO UTILIZZANDO LE RISORSE DELLA TERRA COME SE AVESSIMO A DISPOSIZIONE 1,75 PIANETI

Secondo i calcoli del metodo dell’Impronta Ecologica promosso dal Global Footprint Network, oggi 29 luglio l’umanità avrà utilizzato il budget di risorse naturali che il nostro Pianeta ci ha messo a disposizione per quest’anno. Secondo questi calcoli l’umanità sta attualmente utilizzando le risorse del pianeta come se disponessimo di 1,75 pianeti.

Si tratta di un sovrasfruttamento che è reso possibile perché continuiamo, anno dopo anno, a consumare il nostro capitale naturale. La ricchezza del nostro capitale naturale costituisce anche la base del nostro benessere e del nostro sviluppo. Non imboccare la strada dello sviluppo sostenibile (come indicato dall’Agenda 2030 approvata nel 2015 da tutti i paesi del mondo in sede Nazioni Unite e da tutte le grandi convenzioni internazionali, come quelle sul cambiamento climatico, sulla diversità biologica, sulla desertificazione, costituisce un errore gravissimo per il nostro immediato futuro.

Non possiamo avere uno sviluppo umano con un Pianeta saccheggiato e che ha sempre più difficoltà a provvedere alle capacità di rigenerazione dei sistemi naturali per le generazioni future. I costi del nostro sovrasfruttamento li constatiamo nella continua deforestazione, nell’erosione del suolo, nella perdita di biodiversità, nell’accumulo di gas climalteranti (in particolare l’anidride carbonica) nell’atmosfera.

Secondo il calcolo dell’impronta ecologica nel 1970 il nostro consumo di risorse naturali era pari alla produzione sostenibile delle risorse sul pianeta: da allora si è andato erodendo fino a raggiungere, anno dopo anno, l’attuale 29 luglio, la data più anticipata mai registrata.

In questi giorni le Nazioni Unite hanno inoltre presentato l’ultimo World Population Prospects 2019, il 26° rapporto di questo tipo che include gli avanzamenti sulle stime della popolazione mondiale dal 1950 ad oggi, con le proiezioni circa l’entità della possibile popolazione a partire da quest’anno sino al 2100, anno per il quale il report 2019 prevede una popolazione di circa 11 miliardi di abitanti (per l’esattezza 10 miliardi e 875 milioni).

La popolazione mondiale che oggi è di 7,7 miliardi di abitanti crescerà di altri 2 miliardi nei prossimi 30 anni e diventerà di 9,7 miliardi nel 2050. La popolazione mondiale attuale risulta essere quasi 10 volte di più degli 800 milioni di persone che si stima vivessero nel 1750, data indicata come inizio della Rivoluzione Industriale, e continua a crescere a un tasso di circa 83 milioni di individui l’anno.

Anche la popolazione urbana è cresciuta con grande rapidità. È passata dai 746 milioni di abitanti del 1950 giungendo quasi ai 4 miliardi del 2014. Si prevede che la popolazione urbana incrementerà di 2,5 miliardi nel 2050, sorpassando quindi in quel periodo i 6 miliardi. Alla metà di questo secolo avremo una popolazione urbana equivalente alla popolazione globale che era presente sul pianeta nel 2002.

Le nuove proiezioni del Prospects 2019 indicano che la popolazione mondiale continua a crescere anche se i tassi di crescita sono molto diversi a secondo dei paesi e delle aree geografiche. Nove paesi faranno più della metà della popolazione globale prevista da qui al 2050 e sono, in ordine decrescente dell’incremento atteso, India, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, la Repubblica Unita di Tanzania, Indonesia, Egitto e Stati Uniti d’America. Per fare un esempio, l’Africa subsahariana passerà dagli attuali 1 miliardo e 66 milioni a 2 miliardi e 118 milioni nel 2050. Non possiamo continuare con la crescita della popolazione, la crescita dei consumi, la crescita della profonda ineguaglianza sociale ed economica che sta soffocando il nostro mondo. È fondamentale cambiare rotta e prima lo facciamo meglio è.

L’intervento umano, come ci ha ricordato il recentissimo Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services dell’IPBES, l’organismo delle Nazioni Unite che svolge per la biodiversità, il ruolo svolto dall’IPCC per il clima) sta rendendo almeno un milione di specie viventi in via di estinzione nei prossimi decenni, su di una stima delle specie esistenti ritenuta intorno agli 8 milioni. Il tasso totale di estinzione delle specie è già oggi a un livello che supera dalle decine alle centinaia di volte la media del livello di estinzione verificatasi negli ultimi 10 milioni di anni. E’ già stato sin qui documentato persino il rapido declino di diverse popolazioni di insetti in alcune aree e in diversi paesi, in particolare di molte specie impollinatrici fondamentali per il futuro della nostra alimentazione (gli studiosi ritengono valida una stima del 10% complessivo di specie di insetti minacciati globalmente di estinzione).

L’intervento umano ha inoltre trasformato significativamente il 75% della superficie delle terre emerse, ha provocato impatti cumulativi per il 66% delle aree oceaniche ed ha distrutto l’85% delle zone umide. Questo sconcertante tasso di cambiamento globale della struttura e delle dinamiche degli ecosistemi della Terra, dovuto alla nostra azione, ha avuto luogo in particolare negli ultimi 50 e non ha precedenti nella storia dell’umanità. Le cause principali sono, nell’ordine, la modificazione dei terreni e dei mari, l’utilizzo diretto delle specie viventi, il cambiamento climatico, l’inquinamento e la diffusione delle specie aliene.

Il WWF richiama l’attenzione sulla grande sfida per il 2020, anno in cui scadranno alcuni importanti target dell’Agenda 2030 con i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, approvata da tutti i paesi del mondo alle Nazioni Unite nel 2015, scadrà la strategia decennale (2010-2020) per la difesa della biodiversità mondiale in ambito della Convenzione ONU sulla Diversità Biologica e inoltre si rivedranno gli impegni volontari presi da tutti i paesi per concretizzare l’Accordo di Parigi del 2015 della Convenzione Quadro ONU sui Cambiamenti Climatici. Già sappiamo, dalle attente analisi sin qui svolte, che i contributi volontari dichiarati dai vari paesi, anche se fossero tutti concretamente realizzati, non basterebbero a mantenere la temperatura media della superficie terrestre sotto i 2°C di crescita rispetto all’epoca preindustriale.

Un’occasione unica per mettere a sistema un insieme di proposte operative e concrete mirate soprattutto allo sforzo senza precedenti necessario per la nuova strategia decennale futura (2020-2030) destinata a fermare la perdita di biodiversità nel mondo, che costituisce l’assicurazione fondamentale per la vita di noi tutti. Dovremmo cercare di proteggere almeno il 50% della superficie del nostro pianeta entro il 2030 avviando per questo anche un’ampia operazione di ripristino degli ecosistemi mondiali come annunciato dalle stesse Nazioni Unite che hanno lanciato nel marzo scorso l’avvio del decennio dell’Ecosystems Restoration.

Per questo il WWF sta cercando di mobilitare governi, parlamenti, imprese, organizzazioni, cittadini per un grande Global Deal per la Natura e la Gente (Global Deal for Nature and People) affinchè tutti si impegnino concretamente a ristabilire un equilibrio tra natura e umanità.

L’Overshoot Day ricorda a ciascuno quanto umanità e natura e siano interdipendenti e tra di loro connesse e proprio per raccontare questa connessione, il WWF lancia in occasione della giornata di oggi un nuovo video “Noi siamo Natura” scritto e diretto da Giacomo Cagnetti e Rovero Impiglia (www.jackandrov.com) raccontato dalla voce di Flavio Aquilone con musiche di Cristiano Corradetti.


Nel video, i due registi marchigiani ci ricordano quanto l’essere umano e la natura siano interdipendenti e connessi: dalla luce del sole, alle onde del mare, dal caffè della mattina agli abiti che si indossano, “noi siamo la speranza, noi siamo il coraggio delle nostre scelte, l’origine di tutte le connessioni, noi siamo natura”.

abbattimento di alberi: la situazione è grave ma non seria

Nei giorni scorsi, come preannunciato da tempo, la sponda destra del Torrente Parma è stata oggetto di un intervento di asportazione di buona parte della vegetazione presente. Abbiamo documentato il tutto con un po’ di fotografie, che abbiamo montato in questo video, condito con un po’ di (amara) ironia.

Come detto, e come sottolineato anche dal Comune di Parma in risposta alle proteste degli amici di Legambiente, il progetto era stato presentato a settembre in una riunione della Rete per Parma Città Verde, di cui anche il WWF fa parte. In quella sede, anche in considerazione del coinvolgimento di una Area di Riequilibrio Ecologico, AIPO (responsabile della gestione degli alvei fluviali) ci aveva presentato un progetto di “taglio selettivo”, che avrebbe eliminato gli alberi secchi o pericolanti, e ridotto le specie invasive (ailanto, robinia, ecc), a favore delle specie di maggior pregio, con una stima di abbattimento di circa il 30% degli esemplari esistenti. A domanda specifica, ci era stato risposto che il sottobosco (importante quanto gli alberi ai fini ecologici, vista la grande varietà di specie a cui offre cibo e protezione) sarebbe stato tagliato solo ove necessario per la circolazione dei mezzi d’opera.

Dal momento che la principale motivazione addotta per questo intervento è la sicurezza idraulica, nel rispetto più assoluto delle competenze, prerogative e responsabilità di AIPO, che fa questo di mestiere, ci permettiamo di segnalare che: 1) l’area in questione è già stata interessata più volte da piene importanti, tra cui quelle del 2014 (alluvione di Parma) e del 2017 (alluvione di Colorno), senza creare né subire danni rilevanti; 2) che bisogno c’era di radere al suolo tutto il sottobosco, che non ha alcun impatto, se non positivo, sulla sicurezza idraulica?

I risultati li possiamo vedere nelle foto che pubblichiamo di seguito, nelle quali confrontiamo il prima e il dopo. Crediamo che non richiedano ulteriori commenti.

Living Planet Report 2018 – IL WWF PUBBLICA IL RAPPORTO SULLO STATO MONDIALE DELLA BIODIVERSITÀ

IL WWF PUBBLICA IL RAPPORTO SULLO STATO MONDIALE DELLA BIODIVERSITÀ

“UN GLOBAL DEAL PER LA NATURA E LE PERSONE”

scarica il report completo (inglese)       scarica la sintesi in italiano

DAL 1970 AL 2014 DECLINO DEL 60% DELLE DIMENSIONI DELLE POPOLAZIONI DI VERTEBRATI

NEGLI ULTIMI 50 ANNI L’IMPRONTA ECOLOGICA DEL MONDO È CRESCIUTA DEL 190%

CONTINUANDO COSÌ NEL 2050 RESTERÀ SOLO IL 10% DELLA SUPERFICIE DELLE TERRE EMERSE IN CONDIZIONI NATURALI

LlAkqETA.jpegLa natura è la nostra unica casa e l’unica strada che abbiamo per salvarla (e salvarci) è lanciare un Global Deal per la natura e le persone capace di invertire il drammatico trend della perdita della ricchezza della vita sulla Terra, base del nostro benessere e del nostro sviluppo, agendo con urgenza per garantire in modo sostenibile l’alimentazione a una popolazione crescente, limitare il riscaldamento globale a 1,5°C e ripristinare i sistemi naturali che stiamo perdendo.

È questa la richiesta del Living Planet Report 2018 del WWF (realizzato con il supporto di più di 50 esperti e in collaborazione con la Zoological Society of London) lanciato oggi a livello mondiale e che, sin dalla sua prima edizione del 1998, ha sempre fornito un’istantanea della biodiversità globale e dei suoi trend. Tutte le ricerche scientifiche dimostrano l’incalcolabile importanza dei sistemi naturali per la nostra salute, il nostro benessere, la nostra alimentazione, la nostra sicurezza. Globalmente è stato stimato che la natura offre servizi che possono essere valutati intorno a 125.000 miliardi di dollari, una cifra superiore al prodotto globale lordo dei paesi di tutto il mondo, che si aggira sugli 80.000 miliardi di dollari.

 

Un indice delle popolazioni di animali. L’Indice del Pianeta Vivente (Living Planet Index) è un indicatore dello stato della biodiversità globale, elaborato dal WWF e dalla Zoological Society of London, che ci segnala quindi lo stato di salute della biodiversità del nostro pianeta. Pubblicato per la prima volta nel 1998, per due decenni ha registrato l’abbondanza di 16.704 popolazioni di oltre 4.000 specie di mammiferi, uccelli, pesci, rettili e anfibi (gli animali Vertebrati) in tutto il mondo. L’Indice analizza i trend di queste popolazioni, selezionate in maniera scientifca, quale misura dei cambiamenti nella biodiversità. In questa edizione 2018, la ventesima del Living Planet Report, l’indice include i dati dal 1970 al 2014 e mostra un declino globale del 60% nella dimensione delle popolazioni di vertebrati che, in pratica, significa un crollo di più della metà in meno di 50 anni.

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Le minacce che stanno minando le oltre 8.500 specie a rischio di estinzione, presenti nella Lista Rossa (Red List) dell’IUCN, riguardano soprattutto il sovrasfruttamento e le modifiche degli ambienti naturali, in particolare quelle dovute all’agricoltura. Delle piante e di buona parte degli animali vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili e anfibi) che si sono estinti dal 1500 ad oggi, il 75% di queste estinzioni è stata causata dal sovrasfruttamento e dall’agricoltura. Altre minacce derivano dal cambiamento climatico, che sta diventando un driver crescente, dall’inquinamento, dalle specie invasive – che noi abbiamo spostato in tante aree del pianeta dove prima non esistevano e che fanno concorrenza a tante specie autoctone – dalle dighe e dalle miniere.

 

L’impronta ecologica del nostro consumo. Negli ultimi 50 anni la nostra impronta ecologica, la misura del consumo delle risorse naturali, è incrementata del 190%. Creare un sistema più sostenibile richiede significativi e urgenti cambiamenti nelle attività di produzione e consumo.

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Minacce e pressioni sul suolo. Nel marzo 2018 l’Intergovernamental Science/Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES) ha reso nota la valutazione sul degrado dei suoli (Land Degradation and Restoration Assessment) che dimostra come oggi meno del 25% della superficie terrestre sia ancora in condizioni naturali e come nel 2050, continuando con gli attuali andamenti di sfruttamento senza invertire l’attuale tendenza, la percentuale della superficie delle terre emerse  in condizioni naturali si abbasserà al 10%.

Oggi, il degrado dei suoli mina il benessere di circa 3,2 miliardi di persone nel mondo. Inoltre, nell’era moderna, le zone umide hanno perso l’87% della loro estensione. Il degrado dei terreni include anche la perdita delle foreste, un fenomeno che nelle zone temperate è stato rallentato dalle operazioni di riforestazione ma che è andato accelerandosi nelle foreste tropicali. Un’analisi in 46 paesi in area tropicale e subtropicale ha dimostrato che l’agricoltura commerciale su larga scala e l’agricoltura di sussistenza sono state responsabili rispettivamente di circa il 40% e il 33% della conversione forestale tra il 2000 e il 2010. Il 27% della deforestazione è stata causata dalla crescita urbana, dall’espansione delle infrastrutture e dalle attività minerarie. Questo degrado esercita numerosi impatti sulle specie, sulla qualità degli habitat e sul funzionamento degli ecosistemi.

Invertire la curva della perdita di biodiversità. La biodiversità costituisce l’infrastruttura che sostiene tutta la vita sulla Terra. I sistemi naturali e i cicli biogeochimici che la diversità biologica genera consentono un funzionamento stabile dell’atmosfera, degli oceani, delle foreste, dei vari territori e dei bacini idrici. Essi costituiscono i prerequisiti per l’esistenza di una moderna e prospera società umana, capace di continuare a vivere bene nel corso del tempo. Da ora al 2020 abbiamo un’unica finestra di opportunità per formulare una visione di positivo rapporto tra l’umanità e la natura. La Convenzione della Diversità Biologica sta individuando i nuovi obiettivi e i target per il futuro. Questi, insieme agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), possono diventare la chiave per un contesto di protezione concreta e di efficacia nella tutela della natura e della biodiversità.

 

“In appena 50 anni il 20% della superficie delle foreste dell’Amazzonia è scomparsa mentre gli ambienti marini del mondo hanno perso quasi la metà dei coralli negli ultimi 30 anni. Il Living Planet Report 2018 richiama ad un impegno deciso per invertire la tendenza negativa della perdita della biodiversità. Il mondo ha bisogno di una Roadmap dal 2020 al 2050 con obiettivi chiari e ben definiti, di un set di azioni credibili per ripristinare i sistemi naturali e ristabilire un livello capace di dare benessere e prosperità all’umanità”. Dichiara la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi che conclude: “Per ottenere risultati è necessario intervenire subito già dalla 14° Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD, Convention on Biological Diversity, che avrà luogo in Egitto) nel prossimo novembre. È fondamentale un accordo globale, ambizioso ed efficace per la natura e la biodiversità, come è avvenuto per il cambiamento climatico in occasione della Conferenza di Parigi nel 2015”.

Il video “Edifici Viventi” degli studenti dell’Ulivi terzo al video contest “Urban Nature” del WWF Italia

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L’iniziativa Urban Nature, celebrata lo scorso weekend dal WWF in tutta Italia per sottolineare l’importanza della biodiversità urbana, ha vissuto a Parma un momento significativo. Gli studenti del Liceo Ulivi hanno infatti presentato l’importante lavoro svolto nei mesi scorsi per lo studio e la tutela di rondoni, rondini e balestrucci.

All’evento, presso l’Aula Magna Mezzetti dell’Ulivi, alla presenza del Dirigente Prof. Brunazzi, hanno partecipato: Alessandro Tassi Carboni (Presidente del Consiglio Comunale di Parma), Rolando Cervi (Presidente WWF Parma), Laura Dello Sbarba (Vicepresidente ADA Onlus) e Giovanni Nobili (Tenente Colonnello dell’Arma dei Carabinieri Reparto Biodiversità).

I ragazzi della V F, guidati dal Prof. Andrea Beseghi, hanno messo a punto un metodo di rilevamento e censimento delle colonie di rondoni, rondini e balestrucci, di cui hanno mappato la presenza in tutto il centro storico di Parma, verificando una buona presenza di rondoni e balestrucci, ma purtroppo l’assenza di rondini. Hanno inoltre catalogato diversi semplici accorgimenti che, messi in pratica in occasione della ristrutturazione degli edifici storici, possono favorire il mantenimento dei siti di nidificazione.

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Durante il loro lavoro hanno realizzato “Edifici Viventi”, un video di documentazione del progetto, che ha ottenuto un prestigioso 3° posto al Video Contest Urban Nature 2018, per il quale sono stati premiati a Roma ieri, 7 ottobre.

Rolando Cervi, Presidente del WWF di Parma, si è complimentato di persona con gli studenti e con il Prof. Beseghi: “il lavoro dei ragazzi dell’Ulivi è davvero importante, un caso esemplare di citizen science, hanno definito un metodo logico e non eccessivamente complesso, che potrebbe essere replicato in molti altri centri storici. Rondini, rondoni e balestrucci sono specie molto importanti per l’ecosistema urbano da molti punti di vista, ad esempio perché controllano le popolazioni di zanzare ed altri insetti nocivi, inoltre mantenere i loro siti di nidificazione permette anche ad altre specie utili di continuare a popolare i nostri centri storici. Ricordiamo che la biodiversità urbana, sia animale che vegetale, non è importante solo per la sua bellezza, ma perché favorisce il benessere, la salute e la qualità della vita di tutti noi”.

che occhi grandi che hai! in viaggio con il lupo dentro di noi

Fidenza – Auditorium delle Orsoline

Venerdì 28 settembre h 21

Venerdì 5 ottobre h 21

Venerdì 12 ottobre h 21

Il lupo è tornato sulle nostre montagne, suscitando sentimenti contrastanti, discussioni, strumentalizzazioni politiche e mediatiche. Con questo ciclo di incontri il WWF vuole contribuire alla corretta conoscenza, comprensione e interpretazione del fenomeno.

Questo il programma:

serate lupo fidenza ott 18

La secca dei laghi di Cronovilla: qualche spiegazione.

cronovilla secca set 18Abbiamo raccolto nelle ultime settimane alcune richieste di chiarimenti da parte di visitatori di Cronovilla, stupiti dalla crescente severità delle secche estive dei laghi. Cerchiamo qui di spiegare brevemente, senza scendere in eccessivi tecnicismi, le principali motivazioni climatiche, geologiche e idrauliche del fenomeno.

I laghi di Cronovilla, pur essendo artificiali, sono alimentati in modo naturale dalla falda acquifera, che affiora sotto il Lago del Fontanone e riempie per caduta i bacini a valle. Non esiste collegamento con il reticolo superficiale (fiumi, fossi, canali), che permetta di “aprire il rubinetto” per regolare il livello dell’acqua. Si tratta in realtà di un fatto positivo, che garantisce una buona qualità delle acque e quindi dello stato ecologico del luogo, che però sta dimostrando qualche limite con il passare del tempo.

La falda è alimentata dalle piogge che bagnano in campi a sud dell’oasi. Un’area di estensione piuttosto limitata, separata dalle colline dal resto dei terreni più a ovest. Tale situazione, tradotta nel sottosuolo, isola questa falda acquifera dal circondario.
Nei primi anni 2000, periodo in cui è stata progettata l’Area di Cronovilla, la falda veniva alimentata anche dall’Enza. Con il drammatico abbassamento dell’alveo avvenuto in modo molto vistoso negli ultimi anni, ciò non avviene più, anzi l’acqua che arriva in falda dalle piogge si disperde in parte verso il fiume. L’immagine che segue schematizza il fenomeno.enza prima e dopo def
I cambiamenti climatici in atto, sempre più evidenti negli ultimi anni e culminati con l’epocale siccità del 2017, sono un altro elemento che non aiuta. La ricarica della falda avviene infatti con piogge persistenti, mentre l’acqua che cade sotto forma di rovesci intensi ma brevi, tipici dell’attuale “tropicalizzazione” delle precipitazioni, scorre via velocemente senza che il terreno abbia il tempo di assorbirla.
Altro duro colpo per l’alimentazione sotterranea delle falde è l’impermeabilizzazione dei suoli, avvenuta a sud dell’oasi in occasione di alcuni lavori negli ultimi anni, a causa della sostituzione della ghiaia escavata con il limo, una barriera impermeabile che ostacola l’infiltrazione dell’acqua verso la falda.

In sintesi, le opportunità di alimentazione dei laghi si sono ridotte: quando c’è pioggia persistente sui prati delle zone circostanti anche la falda di Cronovilla si ricarica, quando piove con fenomeni brevi anche se intensi ciò è scarsamente influente, quando piove in montagna e l’Enza ha acqua in abbondanza o è in piena, non c’è apporto d’acqua per Cronovilla.

Si deve aggiungere a questi fattori il crescente fabbisogno idrico dell’agricoltura, parte del quale viene soddisfatto con prelievi dalle falde.
Già dallo scorso anno abbiamo preso contatto con gli enti competenti, per valutare interventi che adeguino l’Area di Cronovilla alle mutate condizioni ambientali. I tempi non saranno brevi, ma speriamo di avere presto novità importanti da condividere con i tanti amici e visitatori dell’Oasi.

ottima la decisione del governo di impugnare i tentativi di riaprire la caccia al lupo

Di seguito la presa di posizione del WWF Italia, che plaude alla decisione del CDM di impugnare il vergognoso tentativo delle province di Trento e Bolzano di riaprire la caccia al lupo.

lupo guido sardella

Parma è uno dei territori nei quali le mistificazioni e la malafede sulla questione lupo si sono maggiormente concentrati, basta ricordare lo scandaloso servizio-bufala delle iene, i ridicoli titoloni sulla Gazzetta, o i tanti tentativi di strumentalizzazione da parte di politichetti di paese in cerca di visibilità a buon mercato. Siamo perciò particolarmente soddisfatti della decisione del governo di tenere la barra dritta su una questione che non è solo ambientale, ma anche e soprattutto civile e culturale.

LUPI: WWF, DECISIONE CDM DI IMPUGNARE LEGGI TRENTO E BOLZANO SU ABBATTIMENTI LUPI E ORSI È SPLENDIDA NOTIZIA

La decisione del Consiglio dei ministri di impugnare le leggi delle province autonome di Trento e Bolzano, così come il WWF aveva chiesto sin dalla loro approvazione, è una splendida notizia per il futuro della Natura d’Italia e per quanti ogni giorno lavorano per difenderla e salvaguardarla.
Questi provvedimenti, infatti, rappresentavano un precedente gravissimo. La fauna è un bene indisponibile dello Stato e la gestione delle specie più importanti e minacciate va fatta almeno su base nazionale, avendo una visione complessiva e non localistica della loro conservazione, tanto da essere regolata da Direttive Europee ed internazionali.
La tutela della natura, quindi di specie, habitat ed ecosistemi, rappresenta un valore primario in capo allo stato. Il WWF nel ringraziare il ministro dell’Ambiente Sergio Costa gli da attodi aver coerentemente mantenuto una posizione di rigore rispetto a questo principio garantendo così anche una corretta applicazione dei piani previsti per queste specie e già condivisi anche con le province di Trento e Bolzano.
La convivenza con i grandi carnivori si garantisce solo con una corretta informazione e soluzioni concrete per la prevenzione dei danni, su cui la Provincia di Trento sta, in realtà, lavorando efficacemente, mentre quella di Bolzano non ha finora fatto alcunché. Ora è necessario continuare il percorso per prevenire i conflitti e favorire la convivenza con i lupi, sbloccando l’approvazione di un Piano nazionale di gestione del lupo che aveva ricevuto l’avvallo della larga maggioranza delle regioni e che avrebbe fornito strumenti utili e fondi per la conservazione e convivenza con il lupo, un animale simbolo della natura d’Italia.

Roma, 6 settembre 2018

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Aperta fino al 1 luglio a Parma la Mostra Il Terzo Giorno, con il patrocinio del WWF

Il_Terzo_Giorno_Cover.jpgPerdita di biodiversità, consumo del suolo, inquinamento dell’aria e dell’acqua. Di natura e ambiente si parla tanto, quasi sempre con dati e numeri sconfortanti, tutti drammaticamente veri. Raramente però si riesce a parlare di Natura con l’arte, che invece rappresenta una chiave d’accesso prodigiosa e privilegiata per comprenderla davvero.

Nel senso che si difende meglio la Natura se la si ama, e la si ama se se ne vede la meraviglia. E gli artisti meglio di chiunque altro sanno mostrare la meraviglia. Queste parole di Didi Bozzini spiegano quello che si sta facendo a Parma, città proclamata Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2020, dove dal 20 aprile al 1 luglio 2018 negli spazi del Palazzo del Governatore si può visitare “Il Terzo Giorno”, una mostra che forse per la prima volta propone di riflettere sui temi dell’ambiente, della sostenibilità e del rapporto uomo – natura con uno sguardo e un approccio diversi: nessuna denuncia scientifico-ecologistica, ma una narrazione evocativa e poetica.

L’esposizione, fortemente promossa dal Comune di Parma e che ha il patrocinio del WWF Parma, è frutto della creazione del Curatore Didi Bozzini, critico e professore di filosofia, già ricercatore alla Sorbona di Parigi.

«Oggi – precisa Bozzini – il rischio della catastrofe è concreto, quotidianamente tangibile. Forse è giunto il tempo di pensare altrimenti. Di chiedersi se non sia possibile trovare la strada per un altro Eden solamente grazie alla visione di coloro che, come gli artisti, esprimono la qualità della natura senza pesarne la mera quantità. Coloro negli occhi dei quali un bosco, un’onda, una pietra sono occasioni per dare vita ad un universo nuovo e migliore. Un giardino dove l’immaginazione sostituisce il calcolo, il bello prende il posto dell’utile e il buono quello del molto. Perché il rapporto dell’uomo con la natura è, in primo luogo, un rapporto di ordine estetico. L’occhio è il punto esatto in cui questa relazione nasce sotto forma di immagine. Si vedono paesaggi, persone, animali, cose viventi o inerti.»

Una mostra singolare, dunque, un racconto del mondo fatto per immagini, costruito su analogie e non su logica, su visioni e non su concetti, sulla meraviglia piuttosto che sul calcolo e sulla speculazione. Una narrazione in cui lo spettatore è accompagnato dalle opere lungo un percorso che va dalla Creazione all’Eden: inizia con Il Terzo Giorno della Genesi, quando Dio divise la terra dalle acque, la nascita della natura e delle specie vegetali, attraversa la creazione, la distruzione, il superamento, il nichilismo, fino ad un ritorno alla Natura.

Coinvolti 40 artisti di fama internazionale che spaziano dall’arte povera alla fotografia d’autore, dalla performance art alle installazioni sonore: Marina Abramović, Jane Alexander, Giovanni Anselmo, Nobuyoshi Araki, Roger Ballen, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Alighiero Boetti, Jonas Burgert, Jake & Dinos Chapman, Mat Collishaw, Marc Couturier, Jimmie Durham, Jan Fabre, Hamish Fulton, Mario Giacomelli, Piero Gilardi, Leon Golub, HeHe (Helen Evans – Heiko Hansen), Anna Ippolito e Marzio Zorio, John Isaacs, Francesco Jodice, Bodys Isek Kingelez, Dorothea Lange, Richard Long, Andrea Marescalchi, Ryan Mendoza, Mario Merz, Nils-Udo, Eric Poitevin, Simone Racheli, Sebastião Salgado, Salvo, Serse, Tracey Snelling, Mircea Suciu, Gavin Turk, Sandra Vasquéz De la Horra, Koen Vanmechelen e Gilberto Zorio.

Semplice il criterio con cui Didi Bozzini ha selezionato questi artisti tra i tanti presenti nel panorama dell’arte contemporanea degli ultimi 40 anni, preferendo quelli che con le loro opere si sono confrontati con il tema natura, senza chiudersi nell’autoreferenzialismo e parlare solo di sé.

117 le opere esposte: non solo dipinti ma anche immagini fotografiche e installazioni. Tre di queste installazioni “site specific” – cioè pensate appositamente per questo evento e luogo – sono collocate all’ingresso e all’uscita del Palazzo dei Governatori: la prima è di Marc Couturier; le altre due, sulle piazze Garibaldi e della Steccata, sono opera di una coppia di giovanissimi artisti, Anna Ippolito e Marzio Zorio.

Nelle sale del primo piano del Palazzo, fra le opere dedicate alla Creazione, spiccano alcune mai esposte al pubblico, come il menabò originale, le lettere dei vari Istituti Geografici e il primo dattiloscritto del famoso libro di Alighiero Boetti e Annemarie Sauzeau, sua moglie, in cui venivano classificati i mille fiumi più lunghi del mondo. Oppure opere raramente viste come le 4 fotografie di Mario Giacomelli della serie “Il motivo suggerito dal taglio dell’albero”. Nelle sale del secondo piano, dedicate alla Distruzione, le opere dell’artista congolese Bodys Isek Kingelez, di cui il MOMA di New York ospita da maggio una retrospettiva, la prima che il museo americano dedica a un africano nero; oppure le foto di Dorothea Lange scattate nel 1931 che ritraggono lavoratori messicani che lasciano gli Stati Uniti perché non c’è più lavoro, e sembrano scattate ieri.

Ma Il Terzo Giorno è una mostra “diversa” anche per un altro aspetto: prodotta e organizzata da Arkage, agenzia B Corp certificata, è la prima in Italia ad avere un approccio for benefitIl 50% dei ricavi in biglietteria sarà restituito al Comune di Parma e andrà a finanziare il “Km Verde”, progetto di sostenibilità ambientale che punta a ridurre gli impatti prodotti dall’Autostrada del Sole con la realizzazione di un parco alberato di undici chilometri lungo l’arteria stradale, dal fiume Enza al Taro.

Nell’ambito dell’esposizione, inoltre, sono tante le iniziative collaterali che animeranno la città durante tutta la primavera, come il laboratorio di “immaginazione materiale” Atelier dei bambini.  Ispirato all’Atelier des Enfants attivo presso il Centre Pompidou a Parigi e rivolto ai bambini dai 5 ai 10 anni, l’Atelier vuole essere uno spazio di approfondimento ludico e laboratoriale sulle tematiche della mostra con l’obiettivo di sviluppare l’immaginario dei più piccoli fornendo una guida e diversi materiali: da una pietra a un grattacielo, da un ramo a una canoa, da una foglia a un giardino all’italiana. Alla fine dell’evento ne verrà fuori un’opera unica costituita da 1.500 pezzi.

Non mancheranno convegni, iniziative e proposte collaterali.

E nella notte del 26 maggio il centro storico di Parma si accenderà per La Notte de Il Terzo Giorno: un suggestivo evento diffuso e immersivo che avrà inizio con la visita notturna delle sale della mostra e proseguirà all’esterno con concerti, video mapping, proiezioni e performance. Tema trainante sarà la luna – quasi piena quella sera – nella sua accezione simbolica di mistero e scoperta. Un vero e proprio percorso di attività e intrattenimento che accompagnerà gli ospiti per le vie più importanti della città, trasportandoli in un percorso visivo, onirico ed emozionale. Con la possibilità di esplorare anche location poco conosciute e di solito chiuse al pubblico.

Tutti i soci WWF, presentando la tessera alla biglietteria, potranno acquistare i biglietti al costo scontato di 6 € invece che 9 €. Lo sconto è valido per tesserato e 1 accompagnatore.